Medici per i diritti umani (MEDU) ha presentato oggi a Roma, il progetto “ESODI. Rotte migratorie dai paesi sub-sahariani verso l’Europa”
Esodi è una mappa consultabile online realizzata sulla base delle testimonianze di mille migranti dell’Africa Subsahariana raccolte dal 2014 al 2016 dagli operatori e i volontari di Medici per i diritti umani (Medu). La mappa racconta le rotte affrontate dai migranti dall’Africa subsahariana all’Italia ed è rivolta a tutti coloro che vogliono comprendere e approfondire la vicenda umana che sta segnando il nostro tempo. Si tratta di una mappa web dinamica e in divenire che si arricchirà periodicamente di nuove testimonianze raccolte da tutti coloro che vorranno raccontare la storia del loro viaggio.
Secondo Medu dei 1.000 migranti assistiti da loro, 870 sono uomini e 130 donne; l’età media è di 26 anni. Tra di essi 133 minori quasi tutti incontrati negli insediamenti informali di Roma.
Il contesto, viaggio e tempo
Secondo il contesto fornito dalla mappa, tra i migranti provenienti dal Corno d’Africa, ed in particolar modo dall’Eritrea, il motivo principale della fuga è il servizio militare obbligatorio a tempo indeterminato, un sistema paragonabile ai lavori forzati. I fattori che spingono alla migrazione dai paesi dell’Africa subsahariana occidentale sono assai più eterogenei; tra le persone intervistate da Medu, la prima causa rimane comunque la persecuzione politica mentre le motivazioni economiche riguardano solo il 10% dei migranti.
Il tempo del viaggio dal paese d’origine va dai 15 ai 20 mesi mentre le somme pagate dai migranti non sono quantificabili esattamente e possono variare a seconda degli imprevisti, anche se di solito non sono inferiori ai 1000 euro.
La mappa, come si compone e come usarla
La mappa è disponibile in italiano ed inglese e la sua consultazione è una scoperta. L’intero territorio dell’Africa sub sahariana è diviso in due fronti, orientale ed occidentale, a loro volta ripartiti in ovest, centro ed est, e ovest ed est. Numerose sono le testimonianze raccolte e consultabili, che forniscono una drammatica contestualizzazione del viaggio.
Il passaggio per la rotta occidentale – Est, da Agadez a Sabah, una zona tra il Niger e la penisola del Sinari, attraversa un tratto chiamato la strada dell’inferno che serve ad arrivare in Libia.
«Questo viaggio dura solitamente da 3 a 6 giorni a bordo di pick-up o camion stipati all’inverosimile e gestiti dai trafficanti. I pick-up trasportano in genere 20-30 persone. Il costo da Agadez fino in Libia varia da 50 a 200 euro» si legge nel contesto allegato alla mappa, mentre un testimone racconta:
Ci siamo ridotti a bere il profumo che avevamo con noi e le nostre urine. Io ero completamente fuori di testa, la mia vista era offuscata ed ho iniziato a vedere cose che non erano reali. Dopo 3 giorni un veicolo è venuto a prenderci. Su 34 passeggeri, solo 4 sono riusciti a sopravvivere […] Anche adesso, durante la notte, vedo i corpi dei miei amici nel deserto. Il mio corpo è tra di loro.
Uno dei confini più pericolosi da attraversare, sulla tratta orientale-centro è quello tra l’Eritrea e il Sudan per la presenza di militari incaricati di mettere in atto la politica dello “spara-e-uccidi” contro tutti i cittadini eritrei che tentano di lasciare il paese.
Se cadevi dal pick-up tra il Sudan e la Libia, nessuno ti veniva a prendere e tu morivi lì. Se camminavi troppo lento, ti picchiavano con bastoni di ferro, era terribile” racconta un giovane eritreo di 22 anni.
Sono rotte che non lasciano scampo, dove, se anche si sopravvive, si portano dentro i segni indelebili delle sofferenze e torture subite.
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