Il sogno di una ragazza di Zanzibar, combattuta tra il desiderio di farsi una famiglia e quello dell’emancipazione attraverso un livello più alto di istruzione e una carriera; il rammarico di un palestinese collaboratore delle forze di sicurezza israeliane che aiutava gli ebrei a comprare terre dai palestinesi; l’inferno, gli orrori, le sofferenze e le cicatrici indelebili della guerra raccontata attraverso l’obiettivo di quattordici fotoreporter; la rivolta popolare contro la candidatura del presidente Bouteflika, in corsa per un quinto mandato, scoppiata in Algeria nel marzo 2019 e sfociata nella “Rivoluzione del sorriso”; le esistenze di Wail, Mario, Donato e Damas in un quartiere di confine di Torino; le vite di Kebba, James, Edward, Seedia, Lamin e Joseph in una valle dell’entroterra italiano che come tante si sta spopolando; e lo sguardo materno sulla realtà dei bambini Maya.
C’è tutto questo nei film in concorso per la quarta edizione del MyArt Film Festival, che quest’anno si svolgerà in modalità online dal 9 al 12 dicembre. Sette documentari tra i quali la giuria composta dal giornalista, inviato del Tg3, Valerio Cataldi, dal regista Daniele Gaglianone e dalla produttrice Serena Gramizzi sceglierà il vincitore del premio di 3.000 euro conferito dal Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati (Siproimi) e dedicato alla regista della Guadalupa Sarah Maldoror. Si tratta di “Ndoto Ya Samira (Samira’s dream)” di Nino Tropiano; “Socher Hakarkaot (Around the bed of a dying collaborator)” di Tal Michael T e David Ofek; “In prima linea” di Francesco Del Grosso e Matteo Balsamo; “Nardjes A. – Un giorno nella vita di una manifestante algerina” di Karim Ainouz ; “Aurora” di Giuseppe Bisceglia; “Ghiaccio” di Tomaso Clavarino e “Ninos Maya” di Veronica Succi.
Sul fronte dei cortometraggi in concorso, la cui valutazione finale è affidata ai registi calabresi Alessandro Grande, Aldo Iuliano e Mario Vitale – per l’assegnazione del premio di 1.500 euro conferito dalla Fondazione Migrantes e intitolato al videomaker egiziano Shady Habash – ci sono la storia di un’adolescente coinvolta nella consegna di un pacchetto di cocaina in “Exam” di Sonia K. Hadad; il viaggio in autobus di una donna incinta che sta andando dal suo medico e si ribella al patriarcato in “May I have this seat?” di Tabish Habib; i dilemmi morali di un caporale nei campi del Sud in “Sottosuolo” di Antonio Abbate; il freddo nella stagione più dura nella comunità di giostrai greci in “Inverno” di Giulio Mastromauro; Paura e intolleranza nel Paese della Liberté, Égalité, Fraternité in “Deux options” di Gon Caride; i progetti di un donna di mezza età che si rivolge a un’agenzia matrimoniale per ingaggiare un’attraente e ignara ragazza in “The blue bed” di Alireza Kazemipour; gli ostacoli di Christian che vuole mandare il fratello a scuola in “Giusto il tempo per una sigaretta” di Valentina Casadei; il primo difficile amore tra due giovani compagni di classe, in un solo giorno, in “Marina, Marina!” di Sergio Scavio; il sogno di Klaudio di diventare un giocatore di basket in un’Albania pericolosa in “Klod” di Giuseppe Marco Albano; le fatiche di Adam che dopo 82 giorni è pronto a tutto pur di rivedere la sua amata in “I am afraid to forget your face” di Sameh Alaa.
Anche per questa edizione il MyArt ha coinvolo degli studenti delle scuole medie superiori che, nell’ambito del progetto “I diritti umani: valori universali”, avranno l’opportunità di vedere i film in programma e confrontarsi sulle tematiche relative al cinema e ai diritti umani. Il progetto, finanziato dal Miur e dal Mibact nell’ambito dell’Avviso “Cinema per la scuola: buone pratiche, rassegne e festival” è stato promosso dall’Associazione la Kasbah in partnership con l’associazione cidis onlus, l’associazione Cinepresi, il liceo scientifico e linguistico Pitagora (Rende) e l’istituto di scuola superiore Carlo Levi di Marano (Napoli).
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Piera Francesca Mastantuono
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