A cura di Cronache di ordinario razzismo
È tutto ascoltabile, e visibile, in un video, registrato con un telefonino da un passante (qui il video). «Sei una m…, sei una m….» ripete aggressivamente un controllare dell’Atm, l’azienda di trasporto pubblico milanese, contro un giovane, alla stazione Brenta della metropolitana gialla del capoluogo lombardo. «Fai schifo» grida il controllore, al giovane che prova a sfuggire alla sequela di insulti annuendo, e chiedendo di smetterla. Il controllore indica l’uomo che sta riprendendo il tutto, e prosegue: «gli altri pagano al posto tuo». «Anche io pago. Do il mio contributo, io lo faccio il biglietto. Oggi non ho i soldi per farlo», prova a spiegare il giovane. Il controllore prosegue: «devi ringraziare che ti tengono qui, e ti danno da mangiare». Poi mostra il biglietto obliterato dell’uomo che sta riprendendo la scena, dicendo. «Hai capito come paga il biglietto il signore, e tu non lo paghi? M…!». L’uomo con il telefonino in mano abbozza un «però basta insultarlo..». Ma la risposta del controllare non è che un altro insulto rivolto al giovane.
È lecito che un dipendente pubblico copra di insulti una persona priva di biglietto della metropolitana, invece che fargli, come da dovere professionale, una multa? La domanda è retorica, e la risposta, a scanso di equivoci, è no: non è lecito. Non è giusto eticamente, e non è lecito professionalmente.
Quando il controllore afferma «devi ringraziare che ti tengono qui, e ti danno da mangiare», a cosa si riferisce? Inutile fingere di non capire: il giovane ha la pelle scura, forse, a giudicare dall’accento, potrebbe essere di origine sudamericana. Perché dovrebbe ringraziare, e chi, per essere ‘tenuto’ in Italia? Chi gli darebbe da mangiare? Il comportamento del controllore palesa un’aggressività ingiustificabile e tradisce un razzismo malcelato. Entrambi elementi -aggressività e razzismo- che stanno emergendo con forza in questi giorni nelle strade di tante nostre città.
Il video è stato pubblicato su un profilo Facebook privato. Ecco alcuni commenti: “Capita che beccano qualche italiano ma ste merde non ce l’hanno mai mai mai non pagano neanche le multe se le prendono! il risultato è che pagano tutti gli altri!”, “Deve finire questa storia con questa gentaglia, il razzista non è il controllore ……ma il nero…. perchè non si adegua alle nostre regole …..volete sapere l’ultima ……non si adegueranno MAI”, “Il problema è che sti stranieri in giro sono più di noi, non ci stiamo rendendo conto che Milano e la periferia sta diventando uno schifo per tutti sti immigrati..ci vorrebbe un po di pulizia perchè stiamo andando allo sfascio”. Una ragazza commenta “la gente può anche non pagare il biglietto e okay non è corretto ma da lì a chiamarci merde? Siamo stranieri e quindi? Per questo siamo merde?”, e la risposta è “se quello nel video è il tuo amico per quanto mi riguarda il controllore poteva buttarlo di sotto e vaffanculo! una merda di colore in meno da mantenere! tornare tutti a casa vostra merde”.
Il sonno della ragione genera mostri: così Francisco Goya intitolava una famosa tela del 1797. Chi mantiene chi? Chi paga cosa? Su quali dati si basano tutti questi insulti? Su quali prove? Su quali ragioni? Su nessuna: sono offese gridate nel web, come tante altre, lanciate in questi anni anche da media e politici, nella creazione di un clima pericoloso, in cui si compiono violenze e minacce che ricorrono continuamente (solo a mero titolo esemplificativo, si veda quanto successo a Fermo, Roma, San Benedetto del Tronto, o in occasione del recupero di un relitto, il cui naufragio ha provocato la morte di più di 700 persone).
Atm dovrà dare una risposta sull’episodio. Ma una risposta più generale deve arrivare in modo urgente dall’intera società civile.
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