Il fatto Autore: ignoto Movente: ignoto Il Furto: bene dismesso dal valore commerciale incerto Legittima difesa: colpi esplosi a 60 metri di distanza, di grande sicurezza per lo sparatore Vittime: migranti con permesso regolare di soggiorno (lavoratore e sindacalista il migrante ucciso)
Nella serata del 2 giugno, a ridosso di Rosarno, nel Comune di San Calogero sono stati esplosi colpi di fucile su tre migranti: muore un ragazzo trentenne del Mali, ferito un connazionale, illeso il terzo.
Della vicenda si sa ancora molto poco, le indagini sono in corso e l’autore ad ora resta ignoto. Così come il movente. Appunto, ancora in fase di accertamento. Proviamo a ricostruire la vicenda dalle informazioni diffuse dai media: i tre uomini si trovavano in un’area dismessa, una fabbrica abbandonata per “rubare” lamiere abbandonate da utilizzare nella baraccopoli in cui vivono. Quindi stavano rubando, ma dove? Qual è stato il contesto in cui si è consumato il furto?
Ecco. “La tranquilla”, così viene definita dagli abitanti della zona, l’area in cui sorge l’ex fornace di mattoni in cui si è consumata l’aggressione (grazie alla ricostruzione de Il vibonese): una fabbrica ormai dismessa e “già finita al centro di una vicenda di occultamento di rifiuti tossici provenienti dalle centrali termoelettriche di Termini Imerese, Brindisi e Priolo Gargallo”.
Alcune testate ipotizzano la reazione al furto come movente dell’omicidio e delle lesioni. Furto di lamiere da una fabbrica dismessa e sotto sequestro.
Nulla si sa ancora dell’aggressore. E le vittime chi sono? Anche di loro si sa poco. Sono residenti sul nostro territorio in modo regolare, provvisti di un permesso di soggiorno, lavorano appunto nelle campagne di Rosarno, il loro paese di origine è il Mali. La vittima, Soumaila Sacko, era attivista dell’Unione Sindacale di Base: difendeva i diritti dei braccianti agricoli sfruttati.
Il terzo principio della Carta di Roma che tra 20 giorni compie 10 anni recita “Evitare la diffusione di informazioni imprecise, sommarie e riflettere sul danno che può essere arrecato da comportamenti superficiali e non corretti, che possano suscitare allarmi ingiustificati, anche attraverso improprie associazioni di notizie, alle persone oggetto di notizia e servizio; e di riflesso alla credibilità della intera categoria dei giornalisti”.
Quindi, evitare associazioni superficiali che possano diffondere la paura dello straniero e la legittimità di comportamenti “punitivi” nei loro confronti.
In attesa di riscontri e di maggiori informazioni sulla vicenda noi scegliamo di raccontare la triste vicenda in un altro modo, non l’omicidio per legittima difesa (in risposta a un furto di beni dal dubbio valore commerciale come lamiere dismesse e con colpi scoppiati a distanza di grande sicurezza – per lo sparatore) ma l’omicidio di un sindacalista (e il tentato omicidio di altri due uomini) in una ex fabbrica abbandonata piena di rifiuti tossici.
Paola Barretta
L’immagine in evidenza è di www.articolo21.org
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