Convocate a Palermo nei giorni dal 18 al 20 dicembre le sedute pubbliche del Tribunale permanente dei popoli, l’ istituzione di opinione che dal 1979 prende in esame i casi di violazione grave e sistematica dei diritti umani commesse dagli Stati, da autorità non statali, da gruppi o organizzazioni private. Giuristi, esperti di settore e osservatori presenteranno in questa occasione analisi, prove e documentazioni raccolte sulla violazione dei diritti delle persone migranti e rifugiate. Le sezioni di lavoro saranno suddivise nello specifico in base alla raccolta di testimonianze, ad una parte di lavoro strettamente giuridico ed una di comunicazione in merito alla narrazione che i mass media forniscono su questi temi.
«Quest’estate il racconto di quanto accadeva nel Mediterraneo è stato violentissimo- spiega il giurista Fulvio Vassallo Paleologo coinvolto nei lavori del Tribunale – in piena ostilità alle attività delle Ong e anche a causa dell’avvio di iniziative giudiziarie specifiche contro di loro con la conseguenza dell’abbandono dei soccorsi ai migranti in mare. Vogliamo proporre una valutazione sui questi fatti e considerare come procedere nella comunicazione perché, anche se è molto difficile attuare una inversione di tendenza vera e propria, bisogna capire come contrastare la narrazione “tossica” che ne danno i media». Il racconto delle operazioni search and rescue (Sar), fotografato con il rapporto “Navigare a vista”, ha restituito il quadro di una narrazione mediatica in cui è prevalso sempre di più il sospetto, a partire dai primi mesi del 2017.
Al centro del dibattito della sessione sulla comunicazione, quanto accaduto durante i mesi estivi quando i media hanno dato la notizia dei sospetti di collaborazione tra Ong e scafisti fino a parlare di rapporti di connivenza tali per cui ci sarebbero rotte dei “taxi per migranti” per giungere in Italia. Un’immagine forte, anzi «indimenticabile» come sostiene Paleologo che aggiunge: «la situazione rimane difficile e l’opinione pubblica spesso è priva di riscontri concreti quando si veicolano questo tipo di notizie. Il racconto quindi ora rimane caratterizzato dai toni forti contro i migranti che vengono accolti nelle città e parole violente sono indirizzate anche agli operatori che lavorano sia fuori che dentro i centri di accoglienza per migranti».
Ma i lavori che vedono le attività del Tribunale in Sicilia partono da lontano. «Quella di Palermo – specifica Simona Fraudatario, coordinatrice del Tribunale permanente dei popoli sarà la prima tappa della sessione lanciata a Barcellona l’8 luglio 2017 in occasione della quale si è presentato l’atto di accusa che include una analisi sulle politiche di esternalizzazione delle frontiere promosse dall’UE e le relative violazioni dei diritti umani che, secondo le organizzazioni e associazioni richiedenti la sessione del Tribunale, sarebbero commesse a danno delle popolazioni migranti e dei rifugiati.»
L’udienza di Palermo con la sessione sulla comunicazione, precisa ancora Fraudatario « sarà un lavoro utile contro la costruzione di identità negative che serve per giustificare la violazione dei diritti umani di cui sono responsabili gli stati membri nella scelta delle politiche e in riferimento agli accordi bilaterali dell’Italia e del memorandum con la Libia».
L’immagine in evidenza è di www.perunaltracitta.org
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