Ogni giorno leggiamo dell’arrivo in Italia di richiedenti asilo provenienti dal Medioriente e da alcuni paesi africani. Il loro viaggio prevede l’attraversamento del Mediterraneo, via che sono costretti a scegliere per raggiungere le coste europee.
Quello che invece i lettori non leggono sui giornali è che solo una minima parte di profughi arriva in Europa, così come sono assenti sui media le descrizioni delle rotte che attraversano l’Africa, sulle quali si incamminano ogni giorno nuovi profughi in fuga dai conflitti dei propri paesi d’origine.
Il rapporto «Futuri contrabbandati. Il pericoloso percorso del migrante dall’Africa all’Europa», elaborato dall’Iniziativa globale contro il crimine organizzato transnazionale, della quale fa parte il CIR, Consiglio italiano per i rifugiati, prova a fornire un quadro dettagliato della situazione.
IL “TRAFFICO” DI MIGRANTI
Nell’80% dei casi, i profughi si rivolgono ai “contrabbandieri di migranti” per intraprendere il viaggio. Il trafficante procura i documenti falsificati e i mezzi di trasporto e corrompe i funzionari di frontiera. Il reato di “traffico di migranti” consiste, secondo le Nazioni unite, nell’atto di facilitare l’ingresso irregolare di una persona in uno Stato nel quale non è cittadina in cambio di un beneficio economico o di altra natura. I trafficanti si trovano nei paesi di origine e in quelli di transito e costituiscono una rete più o meno organizzata che si coordina per condurre i richiedenti asilo a destinazione. Il viaggio che porta i profughi in Europa costa diverse migliaia di dollari, con tariffe che cambiano in base alla lunghezza e alla difficoltà del percorso, al livello dei controlli da parte delle autorità nei paesi di transito. Alcuni pagano in anticipo, altri durante il viaggio, altri ancora ottengono un prestito promettendo di rimborsare il creditore non appena raggiunta la meta finale; quest’ultima modalità di pagamento si trasforma a volte in debito di schiavitù. Non tutti, comunque, possono pagare la formula più costosa, ossia quella dell’organizzazione da parte dei trafficanti dell’interno viaggio, tappa per tappa (“pacchetto completo”); quando ciò non è possibile i migranti fanno ricorso ai contrabbandieri per affrontare tratti specifici del tragitto come, per esempio, l’attraversamento delle frontiere nei paesi di transito.
LE TRE ROTTE PRINCIPALI
Sono tre le principali rotte utilizzate dai trafficanti per condurre i profughi in Europa, passando per l’Italia. La prima è quella che ha origine in Mali, Gambia e Senegal ed è indicata come sentiero occidentale. Chi è in possesso di documenti maliani attraversa l’Algeria (i cittadini maliani non hanno bisogno di visto qui) e da qui giunge in Tunisia, per arrivare, infine, in Libia. La principale via, per gli altri, è il sentiero di Agadez, percorso in camion, che consente di raggiungere la città più grande del Niger settentrionale e da lì entrare in Algeria. Il viaggio fino alla Libia può costare 2mila o 3mila euro; una volta sulla costa, i migranti entrano in contatto con i trafficanti che gestiscono l’attraversamento del Mediterraneo, il cui prezzo è di circa 4mila dollari; la metà viene pagata in anticipo, mentre per il resto si attende l’arrivo a destinazione. Nei paesi di provenienza dei richiedenti asilo che percorrono questa rotta lo stipendio medio è di 45 dollari al mese.
Nel deserto del Sahel il sentiero occidentale incrocia la via centrale, la quale ha inizio in Nigeria, Ghana e Niger. L’emigrazione dalla Nigeria è quella più consistente, tanto da aver portato a livelli esorbitanti i prezzi dei “pacchetti completi” offerti dai trafficanti, che variano dai 10mila ai 40mila dollari; sono molti anche i gruppi criminali che gestiscono la tratta di giovani donne, costringendole alla prostituzione in cambio del viaggio. Chi parte da Nigeria e Niger passa per Agadez per poi ricongiungersi al cammino dei migranti provenienti dall’Africa occidentale. I profughi provenienti dagli altri paesi dell’area, invece, fanno tappa in Burkina Faso; qui, chi riesce a mettere via abbastanza denaro, può procurarsi i documenti falsi e un biglietto di sola andata per volare in Europa, mentre gli altri si uniscono via terra al percorso verso la Libia.
La terza e ultima rotta è quella orientale. Il cammino di chi fugge da Eritrea, Somalia e Darfur taglia il continente passando per Sudan ed Egitto fino a raggiungere la costa settentrionale africana in Libia.
Il viaggio dura mesi, a volte anni. Non di rado i migranti devono sostare a lungo nei paesi di transito per poter lavorare e procurarsi il denaro necessario per proseguire fino alla tappa successiva. Il cammino nel deserto e i lunghi tratti stipati nei camion mettono a dura prova la resistenza fisica dei profughi, indeboliti da fame e sete e forzati a sostare sotto il sole per ore. Inoltre sulle rotte verso l’Europa i migranti sono esposti al rischio di sfruttamento, che trova ampio spazio nella tratta di esseri umani. Al debito di schiavitù (lavori forzati) e al traffico sessuale, ai quali abbiamo fatto cenno, si aggiungono, infatti, altri pericoli. Un altro rischio per i migranti, per esempio, è quello di venire sequestrati da gruppi criminali – come è accaduto in Libia o in alcuni campi profughi in Sudan – per estorcere denaro alle famiglie.
LA LIBIA E IL MAR MEDITERRANEO
Solo una minoranza dei migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana raggiunge l’Europa. La maggior parte si ferma sulla costa settentrionale africana perché impossibilitata a pagare la traversata del Mediterraneo o perché considera il Nord Africa la destinazione d’arrivo. Coloro che intendono raggiungere il vecchio continente, una volta giunti nel Maghreb attendono l’imbarco per giorni o settimane nascosti in case di campagna nella periferia di Tripoli, dove sono sorvegliati costantemente. Quando arriva il momento di prendere il mare, a notte fonda i profughi sono accompagnati sulla costa a bordo di piccoli bus nei quali vengono ammassate 50-60 persone; vengono mostrati loro modelli di barche di qualità superiore rispetto a quelle che saranno utilizzate. I migranti nordafricani, invece, tentano con più frequenza di proseguire il viaggio fino alle coste europee, imbarcandosi anche loro dalla Libia o dalla Tunisia.
Il viaggio in mare dalla Libia a Lampedusa può durare un giorno, in condizioni ottimali, ma le testimonianze dei richiedenti asilo raccontano di traversate durate più di 20 giorni. La navigazione, inoltre, è affidata dai trafficanti a uno dei migranti, il quale, in cambio, può viaggiare in modo gratuito; la pratica di mettere il timone in mani inesperte, insieme alla mancanza dell’equipaggiamento necessario, di solito ridotto a una bussola e un gps, rende ancora più elevato il rischio di incidenti. Quando l’imbarcazione è in prossimità delle coste europee i migranti sono trasferiti in gommoni e barche di legno di piccole dimensioni con una scorta insufficiente – quando presente – di viveri per poter raggiungere la terraferma. I trafficanti, infatti, non hanno alcun interesse a far raggiungere alle imbarcazioni di partenza la costa; esse sono sprovviste di qualsiasi elemento identificativo e talvolta del carburante necessario a completare il viaggio proprio per evitare che vengano riconosciute non solo dalle autorità, ma anche dai migranti che potrebbero fare loro una “cattiva pubblicità” per il trattamento subito.
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