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La genesi di un fact checking

Dalla verifica delle fonti a Sky, il ruolo del giornalismo e dei titoli sensazionalistici

Di Piera F. Mastantuono

Siccome non ho un cazzo da fare, dopo aver letto questa notizia ho chiamato la Questura di Vicenza per avere informazioni sulla vicenda presentandomi come giornalista. Il responsabile comunicazione della Questura mi ha fatto sapere che il Questore non è a conoscenza delle istanze dei richiedenti asilo durante la manifestazione dell’altro giorno consigliando di rivolgermi alla Prefettura. E così ho fatto. La Prefettura di Vicenza mi ha detto che le richieste rappresentate dai richiedenti asilo tramite la Cooperativa sono relative alle iscrizioni anagrafiche, ovvero ai certificati di residenza. E che a loro non risulta nessuna richiesta in merito ad abbonamento Sky: ‘Lo abbiamo letto sul giornale anche noi’ dice il vice-capogabinetto che si è occupato della questione. Allora ho pensato di sentire il collega del Giornale di Vicenza che ha scritto l’articolo, il quale mi ha detto di avere una sua fonte che non può rivelare. Alla domanda se si fosse premurato di sentire anche i protagonisti della vicenda (I richiedenti asilo) mi ha detto che non c’è stato tempo.

È con questo post su Facebook che il giornalista Fabio Butera ha deciso di concretizzare un approfondimento, un fact checking, su una vicenda pubblicata da Il Giornale di Vicenza il 9 agosto 2018.

I richiedenti asilo vogliono avere Sky. Scatta la protestatitolava l’articolo in questione e nelle prime righe si leggeva che “Vogliono Sky per potersi guardare il campionato di calcio”. Secondo la ricostruzione di Valigia BluIl Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano e anche Repubblica contattano la Questura e la Prefettura che confermano quanto scritto da Butera nel suo post su Facebook: i migranti si sono effettivamente presentati di fronte alla Questura ma tra le loro richieste non c’erano né l’abbonamento Sky né l’aria condizionata, e “nella riunione tra i responsabili della Prefettura e quelli della Cosep [ndr la cooperativa che gestisce il centro che ospita i richiedenti asilo] si è parlato solo delle richieste di residenza e di problematiche generiche legate al cibo”. La Questura ha, inoltre, precisato a Il Fatto Quotidiano che i migranti non hanno protestato né manifestato, come scritto in alcuni articoli o dichiarato dall’eurodeputata leghista Bizzotto: «Se 15 persone che parlano con un funzionario pubblico sono una protesta, allora all’anagrafe di Roma ogni giorno c’è una sommossa»”.

Butera ha deciso immediatamente di approfondire la notizia, e, dopo un paio di telefonate, ha pubblicato il post che è diventato subito virale. «Mi sono imbattuto in una notizia che m’interessava ed ho semplicemente deciso di approfondirla» ha raccontato Butera ad Associazione Carta di Roma. Tra gli aspetti interessanti della vicenda c’è il valore del titolo, che, afferma Butera «sembra sia diventata una sorta di zona grigia nella quale tutto è permesso». Lo stesso ministro dell’Interno ha rilanciato via Facebook un articolo sulla questione Sky «in quel caso si è creato però un cortocircuito poiché ha condiviso un pezzo che nel titolo ribadiva la questione dell’abbonamento per le partite di calcio, ma nel corpo del testo analizzava in altro modo, circostanziando e contestualizzando il tutto, in maniera puntuale».

Rispetto alla questione fake news Butera ribadisce come «concentrarsi sulla questione bufala non credo permetta di ragionare sulla complessità del lavoro giornalistico. Il mio obiettivo, con il post su Facebook, era proprio cercare di capire perché non si siano interpellati i diretti interessati, ovvero i migranti. Chiediamoci, noi giornalisti, se avremmo fatto la stessa cosa di fronte a una notizia che avesse riguardato un’altra categoria, ad esempio, quella dei negozianti» probabilmente, loro, li avremmo interpellati.

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