La sfida dei media nell’affrontare il terrorismo è cruciale, poiché vuol dire anche occuparsi degli argomenti correlati, dalle decisioni sulla vita degli ostaggi, all’abilità delle forze armate d’intervenire, fino alla sopravvivenza di un sistema politico. Perciò, accanto al giornalismo classico, deve affiancarsene uno basato sempre più sull’etica, umana e professionale.
È con questo scopo che l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (Unesco) ha deciso di scrivere una guida per rispondere alla domanda “come dovrebbero raccontare i media il terrorismo e gli estremismi violenti?”. L’autore del volume “Terrorism and the Media” è Jean-Paul Marthoz, giornalista belga impegnato in particolare sulla libertà di stampa e sui diritti umani. Il suo prontuario vuole fornire indicazioni utili su come affrontare il terrorismo a livello mediatico. Le ragioni sono descritte da Frank La Rue, della direzione generale per la comunicazione e l’informazione all’Unesco: «Il rischio reale del terrorismo è che paura e sospetto possano determinare una nuova onda di nazionalismo e populismo, e che la libertà del lavoro giornalistico possa essere sacrificata all’altare della retribuzione. Non si tratta di attacchi terroristici a una sola nazione o popolo ma a tutti noi tutti in quanto cittadini globali».
Nel fornire le indicazioni il manuale rimanda all’essenza del giornalismo: la ricerca della verità. Si tratta di un principio che diventa ancora più fondante nella cornice narrativa del terrorismo, per evitarne la strumentalizzazione i fatti debbono essere chiaramente definiti, e il giornalismo approssimativo va evitato. Il fact checking è indispensabile.
I 21 punti estratti dal manuale dell’Unesco
Capire le origini del terrorismo, porsi delle domande, è fondamentale e non vuol dire avallarlo, ma cercare di comprenderlo: “la brutalità degli atti violenti non è un pretesto per rifiutarsi di comprenderne le cause” si legge nel manuale.
Come porsi allora quando si racconta una notizia afferente al terrorismo? Tra gli elementi proposti c’è questo vademecum di 21 punti sugli errori da non commettere, tra cui non usare il rispetto della privacy come alibi per non raccontare la verità; pubblica immagini senza ricorrere al sensazionalismo o ancora controlla e decostruisci l’hate speech, i rumors e le teorie di cospirazione. Ce ne sono naturalmente molti altri nell’elenco ma il punto al centro di tutti è ribadito sin dal primo principio “take care”, letteralmente “prenditi cura”, un invito a fare attenzione, la necessità di occuparsi con competenza e professionalità per raccontare il terrorismo, comprenderne le cause e affrontarlo.
Pylos e il silenzio dell’informazione
A Lampedusa c’è la tomba di una giovane donna di nome Ester. Aveva 18 anni e veniva dalla Nigeria. Era incinta ed è morta di stenti su un barcone carico di migranti rimasto in balia delle onde per giorni
Leggi tutti gli articoli su immigrazione, asilo e minoranze pubblicati dalla stampa italiana.
Quiz: quanto ne sai di persone migranti e rifugiate?
Le migrazioni nel 2021, il nuovo fact-checking di Ispi
Trump e G7 catalizzano l’attenzione dell’informazione mainstream
© 2014 Carta di Roma developed by Orange Pixel srlAutorizzazione del Tribunale di Roma n° 148/2015 del 24 luglio 2015. - Sede legale: Corso Vittorio Emanuele II 349, 00186, Roma. - Direttore responsabile: Domenica Canchano.