“I dati sulla copertura delle notizie estere nei media italiani nel 2023 rivelano una forte tendenza eurocentrica e una persistente marginalizzazione delle aree geografiche al di fuori dell’Europa e del Nord America”, scrive Anna Meli, Presidente del Cospe, nella introduzione al VI Rapporto Illuminare le periferie. La necessità di decolonizzare la rappresentazione degli esteri nei media italiani è necessaria anche in ragione di una costante sotto-rappresentazione di alcuni contesti geografici e tematici, in particolare da aree come il Centro-Sud America e l’Africa.
L’evoluzione nel tempo delle sole hard news internazionali nei telegiornali mostra una crescita tendenziale con alcune specificità: nel triennio 2015-2017, vi è stata una significativa presenza di notizie sul terrorismo internazionale in Europa; nel quinquennio 2015-2019, si è registrata un’importante copertura sull’immigrazione; nel biennio 2020-2021, l’impatto della pandemia da Covid-19 è stato predominante; il 2022 è stato caratterizza- to da un aumento significativo di notizie di Politica e Guerre/Conflitti a causa dell’invasione russa dell’Ucraina; nel 2023, si è mantenuta una struttura tematica simile all’anno precedente, con una maggiore attenzione nuovamente sull’Immigrazione.
Nel 2023, le categorie tematiche più rilevanti delle notizie internazionali sono state la Politica (29%), le Guerre/Conflitti (25%), la Cronaca (21%), le Soft news (16%), l’Immigrazione (6%), il Terrorismo (3%) e il Covid-19 (0,3%). Le hard news (politica, guerre e conflitti, immigrazione e terrorismo) han- no costituito il 63% della copertura, mentre le soft news (curiosità, sport, spettacolo) il restante 37%.
Tra le caratteristiche salienti dell’informazione del 2023, emergono tendenze consolidate nel corso degli anni e alcune specificità:
- c’è una chiara prevalenza di attenzione verso il “Nord del mondo”: Europa, Nord America e Asia insieme coprono il 93% della pagina estera, mentre Africa, Centro-Sud America e Oceania rappresentano solo il restante 7%.
- si osserva un eurocentrismo nell’informazione estera italiana, con un costante aumento del peso dell’Europa geografica nella pagina estera dei telegiornali dal 2012 al 2023. Nel 2023, l’Europa rappresenta oltre la metà delle notizie estere (55%), rispetto a poco più di un terzo nel 2013 (36%) e tre quarti nel 2022 (74%), durante l’invasione russa dell’Ucraina.
- nel corso degli anni, si nota una riduzione relativa delle aree geografiche al di fuori dell’Europa. Africa e Centro-Sud America subiscono una significativa contrazione e una marginalizzazione mediatica. Ad esempio, l’Africa rappresentava il 13% dell’agenda estera nel 2013 e solo il 5% nel 2023, sebbene in crescita rispetto al 2% del 2022; il Centro-Sud America era al 6% nel 2013 e solo all’1,8% nel 2023, poco più dell’Oceania e dell’Antartide.
Nel 2023, si registra uno dei valori più bassi di attenzione verso il Nord America (12%) nell’arco temporale considerato e uno dei valori più alti per l’Asia (26%).
Stati Uniti, al primo posto, seguiti dall’Ucraina, a seguire Europa, Israele, Medio Oriente, Gran Bretagna, Francia, Russia, Turchia, Spagna, Germania, Palestina, Cina e Grecia, sono i paesi con maggiore copertura mediatica nei telegiornali di prima serata.
È interessante rilevare quanto gli esteri siano concentrati su pochi paesi: i primi 10 paesi o regioni coperti dai telegiornali italiani (USA, Ucraina, Europa, Israele, Medio Oriente, Gran Bretagna, Francia, Russia, Città del Vaticano e Turchia) rappresentano il 72% della copertura della pagina estera. Tra questi 10 paesi, non vi è alcun paese africano o del Centro-Sud America.
11) 21 settembre 2024
Africa contesa, le risposte del continente alle ingerenze delle superpotenze, un dialogo con l’autore Enzo Nucci
Presentato oggi a Torino, all’interno del Festival delle Migrazioni https://www.festivaldellemigrazioni.it/il-programma/sabato-21/, il libro “Africa contesa. La risposta del continente all’assalto delle superpotenze” di Enzo Nucci, corrispondente Rai per sedici anni da Nairobi. Il confronto, moderato da GianMario Gillio, è stato un’occasione di confronto con l’autore intorno a questioni chiave relative al continente africano: dai golpe nell’Africa subsahariana, al “tramonto dell’Occidente”; dalla centralità sempre crescente della Russia nella proprietà e nella gestione delle risorse naturali del continente; dalle sfide alla governabilità dell’area nord africana, alla primavera demografica e alla crescita economica di alcuni paesi. Dall’attualità del concetto di “multi allineamento”, che ha preso il posto del “non allineamento” usato in passato, l’autore racconta le pagine del saggio in cui si contestualizza “la volontà dei Paesi africani di emanciparsi rispetto alle alleanze tradizionali, contando sulle proprie risorse, sfruttando al meglio la geopolitica in evoluzione (compreso il conflitto tra israeliani e palestinesi) e la “frantumazione” degli equilibri mondiali su cui pesa “la terza guerra mondiale a pezzi”, concetto caro a Papa Francesco”.
Uno sguardo che nasce dalla consapevolezza della presenza di interessi coloniali, basti ricordare che, secondo il Global Climate Risk Index del 2022, 5 paesi africani – Mozambico Zimabwe, Niger, Malawi – sono tra i primi 10 paesi al mondo ad avere già subito gli effetti del cambiamento climatico, anche a seguito di politiche di sfruttamento delle risorse naturali dei territori. Enzo Nucci ricorda l’intervento di Moussa Fakhi Mahamat, presidente della Commissione dell’Unione Africana, al vertice di Roma del 29 gennaio 2024, organizzato dal governo italiano con 46 delegazioni in rappresentanza di altrettante nazioni. “Il continente africano vuole rapporti non allineati su un blocco unico, in cui nulla ci viene imposto”. Sono numerosi gli spunti e le osservazioni che ripercorrono scenari, relazioni internazionali, rapporti tra stati e scelte politiche dal dopoguerra a oggi, e che danno conto della complessità della situazione attuale. L’autore, nelle conclusioni, evidenzia – riprendendo il pensiero del professore De Carvalho – quanto “il concetto di non allineamento, in Africa, sia radicato in un desiderio di indipendenza e autonomia nel processo decisionale […] e nel rifiuto del dominio o del controllo esterni. […] Molti Paesi africani ormai diffidano dall’allinearsi troppo strettamente con qualsiasi potenza o alleanza, temendo di poter essere usati come una pedina dalla politica globale. Invece i Paesi africani cercano di impegnarsi con una varietà di potenze in modo che si dia priorità ai propri interessi e prospettive”.
Paola Barretta