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Gli uomini mentre insegnano imparano, il viaggio di Tempi tra i banchi di un doposcuola speciale

Secondo l’ultimo rapporto del Ministero dell’Istruzione della fine del 2013 gli alunni con cittadinanza non italiana continuano a crescere di numero, anche se con aumenti più ridotti del passato: si parla di 786.630 alunni che corrispondono all’8,8% del totale degli iscritti alle scuole pubbliche italiane. Una crescita più elevata si registra nella scuola dell’infanzia e in quella primaria, dove si sfiora il 10% , mentre nelle scuole secondarie e in quelle di secondo grado in particolare la presenza cala drasticamente ad un 6.6%.
IL tasso di abbandono scolastico in Italia d’altronde ha raggiunto cifre davvero elevate, del 17.6%, molto alto rispetto alla media dei 28 Paesi dell’Ue, scesa al 12,7%. L’84,5% del numero complessivo di alunni a rischio di abbandono è rappresentato infatti da quelli stranieri nati all’estero, percentuale che nella scuola secondaria di II grado tocca il 92%.

Il passaggio delicato sembra essere la scuola secondaria di primo grado e il passaggio a quella di secondo grado.

Agli esami di Stato di licenza media, oltre a essere ammessi alle prove finali in percentuali inferiori rispetto agli italiani, gli studenti stranieri riportano votazioni mediamente più basse ma, in tutti i tipi di prova, coloro che sono nati in Italia presentano risultati migliori dei loro compagni nati all’estero, che si avvicinano  maggiormente alle performance degli italiani.
Nel grado scolastico successivo il divario tra autoctoni e immigrati si fa ancora più marcato: alla fine della prima secondaria di secondo grado viene promosso il 64,1% degli scrutinati contro l’82% degli italiani.
Il grado di successo scolastico dipende da molti fattori, non ultimo la scelta della scuola superiore. I dati del MIUR confermano che

l’orientamento dei ragazzi di origine immigrata va verso la formazione tecnica e professionale, mentre si iscrive al liceo all’istruzione artistica poco più del 20% degli studenti.   Scelte che possono dipendere da diversi fattori, economici, di progettazione familiare, ma anche “sui giudizi di orientamento dei docenti e alla difficoltà dei licei ad attrezzarsi per una popolazione diversificata”, afferma il MIUR.

L’associazione Portofranco, nata a Milano nel novembre del 2000, da un gruppo di insegnanti che, di fronte al problema dell’insuccesso scolastico, hanno deciso di offrire la loro esperienza e il loro tempo gratuitamente ai ragazzi  in difficoltà con lo studio. Nel 2013 Portofranco ha accolto 1.731 studenti, di cui 493 ragazzi stranieri provenienti da 42 nazioni.
Il settimanale Tempi è andato tra i banchi dell’Associazione attraverso il racconto di un professore “volontario” per capire e raccontare il valore sociale che un’esperienza come quella di Portofranco rappresentano verso quella che in Italia viene chiamata Integrazione e che i francesi “vivere insieme”.
Anna Meli


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