Medio Oriente e Nord Africa la regione più pericolosa. Tra gli indicatori che hanno subito un peggioramento il numero di rifugiati
Numero di rifugiati e sfollati interni, morti a causa di conflitti locali, impatto del terrorismo: sono questi i tre indicatori che nel 2014 hanno subito il peggioramento maggiore nella scala della pace globale, contribuendo a far definire ancora una volta la Siria paese più pericoloso del mondo, seguita da Afghanistan e Iraq. A stabilirlo è il Global Peace Index 2015, sviluppato dall’Institute for Economics and Peace, che analizza la condizione di 162 paesi sulla base di 23 indicatori raggruppati sotto tre categorie: livello di sicurezza, conflitti locali e internazionali in cui il paese è coinvolto, livello di militarizzazione.
Se nel 2014 81 paesi sono saliti nella scala
Per la Siria, inoltre, il 2014 è stato l’anno peggiore dall’inizio della guerra: almeno 72 mila persone hanno perso la vita, facendo sì che il conflitto siriano producesse, nell’anno passato, il numero di vittime più alto del mondo. A rendere il paese così pericoloso diversi fattori: gli scontri tra le forze di Assad e le milizie dell’opposizione, tra il governo e lo Stato islamico e tra le altre milizie e lo
Stato islamico; questa pluralità di conflitti, inoltre, ha costituito terreno fertile per il rafforzamento territoriale dell’Isil.
Le persone costrette ad abbandonare la propria casa hanno superato i nove milioni e mezzo, sei milioni e mezzo si trovano ancora all’interno del paese.
La loro meta, l’Europa, è la regione più pacifica del mondo, con 15 paesi tra i venti dove il livello di pace è maggiore. «Il 2014 è stato marcato da trend contraddittori: in una mano il raggiungimento da parte di molti paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico di alti livelli di pace, nell’altra in nazioni dilaniate da conflitti, specialmente nel Medio Oriente, è aumentata la violenza – commenta Steve Killelea, fondatore dell’Institute for Economics and Peace – Ciò costituisce una grave preoccupazione, poiché diventando sempre più ingestibili questi conflitti possono contribuire alla diffusione del terrorismo in paesi terzi».
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