L’Associazione 21 luglio presenta nel suo rapporto annuale le condizioni della popolazione romanì nel “paese dei campi”
Nel 2015 l’Osservatorio 21 luglio ha registrato 265 casi di discorsi d’odio nei confronti di rom e sinti di notevole gravità, con una media giornaliera di 0,4 episodi al giorno.
Lo rende noto l’associazione nel rapporto presentato oggi in occasione della Giornata internazionale dei rom e dei sinti.
Sessantadue gli episodi rilevanti ai quali 21 luglio ha dato seguito attraverso lettere di diffida, segnalazioni all’Unar e a Carta di Roma, esposti all’Ordine dei giornalisti e alla procura della Repubblica, lettere di chiarimento.
Ancora tanti stereotipi
Ad alimentare i discorsi d’odio contribuisce la percezione distorta che molti italiani hanno rispetto alla comunità rom e sinta.
I numeri contenuti nel rapporto, tuttavia, sono chiari: in Italia i rom e sinti sono 180.000, lo 0,25% della popolazione totale e solo il 3% è effettivamente nomade, contrariamente alla percezione diffusa. Dal 2000 l’Italia è stata definita il paese dei campi ed è l’unico stato europeo che gestisce un sistema abitativo parallelo riservato ai soli rom. Nel 2015 continua ad essere detentrice di questo titolo.
Il paese dei campi
Tra i punti da attuare c’è la cosiddetta strategia ovvero la strategia nazionale di inclusione dei rom, dei sinti e dei camminanti. Eppure i “campi nomadi”, ben 145 secondo la stima dell’Associazione 21 luglio, continuano ad esistere rappresentando da anni un’anomalia italiana. Buona parte di essi è di fatto una “baraccopoli” secondo la definizione dalla UN-HABITAT delle Nazioni Unite e ciò li rende di fatto luoghi di violazione dei diritti umani. Quello dei “campi” si configura quindi come un sistema abitativo parallelo riservato a soli rom che non rispetta gli obblighi internazionali dell’Italia in materia di diritti umani e si pone in violazione del diritto comunitario, in particolare della Direttiva 2000/43 sulla parità di trattamento indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica.
Nella sola città di Roma nel 2013 si sono spesi oltre 22 milioni di euro per gestire il sistema abitativo parallelo riservato ai rom, costituito da “campi” e centri di accoglienza per soli rom. Il paradosso di destinare cifre così consistenti per mantenere tali politiche segreganti rappresenta anche un ostacolo per l’effettiva attuazione della Strategia Nazionale.
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