Gli attacchi avvenuti in questo primo periodo dell’anno sembrano confermare la tendenza che vede in crescita i crimini d’odio contro i musulmani
Quattro moschee incendiate in soli due mesi. Il bilancio degli attacchi ai musulmani negli Stati Uniti nel 2017, a circa sessanta giorni dall’inizio dell’anno, non è rassicurante.
La prima a essere distrutta è stata una moschea in costruzione in Texas, a Austin, il 7 gennaio; a una settimana di distanza è stato il turno di un altro luogo di culto musulmano, a Washington, che negli ultimi mesi aveva subito diversi atti vandalici; a fine mese un altro incendio è stato appiccato in Texas, questa volta a Victoria, privando la comunità musulmana locale del suo centro di riferimento; infine, a quasi un mese di distanza, il 24 febbraio, le fiamme hanno danneggiato una moschea in Florida.
Gli attacchi alla comunità musulmana negli Stati Uniti non sono una novità secondo l’Huffington Post, che nel 2016 ne ha registrati 385, comprendendo episodi che spaziano dalla violenza verbale a quella fisica. Quelli alle moschee, in particolare, sarebbero stati lo scorso anno 139, stando al lavoro di monitoraggio del Council of American-Islamic Relations: “il peggior anno per numero di episodi che hanno avuto per target le moschee“, ha dichiarato Corey Sayolor, direttore del Consiglio, alla CNN.
Parallelamente è cresciuto il numero di gruppi islamofobi censiti dal Southern Poverty Law Center, nel suo “Annual Census of Hate Groups“: dal 2015 al 2016 sono passati da essere 34 a 101, con un incremento del 197%, il cambiamento più drammatico rilevato nel rapporto. Una tendenza che, si legge nel rapporto, vede diffondersi rapidamente l’intolleranza nei confronti della comunità musulmana e che non è inaspettata: a essa avrebbero infatti contribuito l’attacco terroristico a Orlando avvenuto nel giugno 2016, la propaganda anti-musulmana portata avanti da numerosi personaggi e la retorica incendiaria di Donal Trump, così come le sue recenti iniziative.