In 140 minuti l’artista e attivista cinese ha scelto di raccontare ciò che accade quando si lascia il proprio paese, attraversando confini e barriere. Il lavoro è in concorso alla mostra di Venezia
Ai Weiwei, artista e attivista cinese noto, anche per le sue grandi installazioni, come quella con i gommoni a Palazzo Strozzi a Firenze, ha realizzato “Human flow”, un documentario di 140 minuti che mette insieme le testimonianze e le storie raccolte in 23 paesi tra cui Bangladesh, Grecia, Germania, Ungheria, Iraq, Israele, Italia, Giordania, Kenya, Libano, Macedonia, Siria, Thailandia e Turchia.
Il “flusso umano” sono gli oltre 65 milioni di persone costrette a lasciare i propri paesi. Sono loro le storie che Ai Weiwei ha raccontato nel suo documentario, dai campi rifugiati, all’attraversamento pericoloso dei mari, ai tentativi di passare confini e barriere.
L’approccio di Ai Waiwai è stato riportato dal The Guardian in un articolo sul film: «Tutti i rifugiati che arrivano da paesi in crisi dovrebbero essere trattati allo stesso modo, ma forse tutte le crisi che determinano rifugiati non dovrebbero esserlo». L’occhio di Ai Weiwei filtrato da una videocamera mostra il problema, ora bisognerebbe capire come affrontarlo.
Il documentario è in concorso al 74esimo festival di Venezia fino al 9 settembre.