Di Giovanni Maria Bellu
Un dispensatore d’odio. Ma soprattutto di informazioni totalmente false o gravemente inesatte attraverso i talk show, i comizi, i giornali. I rom e i sinti italiani hanno deciso di rispondere a Matteo Salvini punto per punto. L’Associazione 21 luglio, nata nel 2010 per promuovere i diritti delle comunità rom e sinte, ha realizzato una sorta di catalogo delle affermazioni fatte – quasi sempre senza contraddittorio – dal leader leghista. E accanto a ciascuna ha inserito i dati reali. Il titolo dell’iniziativa “Salvini, più che ruspe informazione” rende chiaro l’intento. Che è stato reso ancora più esplicito attraverso un video nel quale donne, uomini e bambini rom e sinti rispondono direttamente alla campagna d’odio in atto. Ma ecco, una sintesi del piccolo manuale di controinformazione. Con l’indicazione del talk show, del giornale, del comizio da cui proviene l’affermazione di Salvini e, quindi, la risposta. Che non è una risposta polemica, ma una semplice esposizione di fatti che ha, come fonti, l’Istat, le leggi nazionali e internazionali, i dati degli uffici giudiziari.
Alla domanda «Ma i rom rubano tutti?», il leader leghista risponde: «Troppi. Ce ne saranno 3 che lavorano non so 5… su 180 mila che sono in Italia».
Salvini: «Non esiste che ci siano migliaia di queste persone a cui gli italiani pagano luce, acqua, e gas. Non esiste che non paghino l’Imu». E, prima ancora, Piazza Pulita, 1° dicembre 2014: «Ci sono tanti toscani magari alluvionati che dicono anch’io vorrei avere una casa per 15 persone con l’affitto pagato e vorrei campare senza fare una mazza dalla mattina alla sera».
I fatti: i cosiddetti “campi rom” non sono nati su richiesta dei rom e dei sinti. Sono istituzioni uniche in Europa, un’anomalia italiana. Buona parte di essi rientra nella definizione di “baraccopoli” adottata dalla agenzia delle Nazioni Unite UN Habitat. Descrivere come “privilegiati” quanti vivono al loro interno, senza averlo scelto, è paradossale. I diritti più elementari non sono garantiti. Da quello alla salute a quello all’istruzione. Quanto allo slogan “prima gli italiani”, l’Associazione 21 luglio fa notare che “oltre la metà dei rom e dei sinti presenti in Italia sono cittadini italiani, cui si aggiunge una consistente fetta di persone nate e cresciute in Italia, ma prive della cittadinanza italiana, che non hanno neanche mai visitato il Paese di origine dei genitori e che non ne conoscono la lingua».
Salvini: «Mi domando perché quando parlo di rom ci sono sempre diritti, diritti, diritti e i doveri arrivano in sedicesima fila».
Salvini: «Il diritto umano viene violato da queste persone che sfruttano i bambini e non li mandano a scuola e li usano per accattonare e per fare altro».
Salvini: «Perché i tribunali dei minorenni vanno a rompere le palle alle mamme e ai papà italiani se hanno qualche problema e non vanno a casa di questa gente».
«Nella nostra Italia non c’è spazio per i campi rom. Nella nostra Italia noi mandiamo una letterina a questi signori dicendo fra tre mesi si sgombera. Organìzzati. Fra tre mesi qua arrivano le ruspe. Organìzzati. La casa la compri, la affitti, chiedi la casa popolare, fai il mutuo ma non puoi più campare alle spalle degli italiani. Fra tre mesi si sgombera, basta vai a fare il rom da qualche altra parte».
I fatti: che i campi rom vadano superati nessuno lo mette in discussione, prima di tutto i rom. L’Italia si è già impegnata a farlo con il varo, nel febbraio 2012, della Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti. Ma la soluzione non può essere la ruspa. Perché eliminati i campi, le persone restano. «La soluzione per superare i “campi” e l’assistenzialismo inutile e inefficace – sottolinea la 21 luglio – risiede invece nel l’attuazione di efficaci percorsi di inclusione sociale volti a favorire la fuoriuscita da tali ghetti etnici di persone in emergenza abitativa. In questo modo, d’altra parte, si eviterebbe di continuare a utilizzare ingenti risorse pubbliche per mantenere in piedi il “sistema campi”, senza che un euro venga destinato all’inclusione sociale dei loro abitanti, ma investito nel reiterare un circolo vizioso di discriminazione, povertà e marginalizzazione».
Per l’articolo originale, pubblicato su Tiscali.it, cliccare qui.
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