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I fatti contro l’odio

I fatti contro l’odio. La risposta dei rom e dei sinti alle aggressioni di Matteo Salvini

Di Giovanni Maria Bellu

Un dispensatore d’odio. Ma soprattutto di informazioni totalmente false o gravemente inesatte attraverso i talk show, i comizi, i giornali. I rom e i sinti italiani hanno deciso di rispondere a Matteo Salvini punto per punto. L’Associazione 21 luglio, nata nel 2010 per promuovere i diritti delle comunità rom e sinte, ha realizzato una sorta di catalogo delle affermazioni fatte – quasi sempre senza contraddittorio – dal leader leghista. E accanto a ciascuna ha inserito i dati reali. Il titolo dell’iniziativa “Salvini, più che ruspe informazione” rende chiaro l’intento. Che è stato reso ancora più esplicito attraverso un video nel quale donne, uomini e bambini rom e sinti rispondono direttamente alla campagna d’odio in atto. Ma ecco, una sintesi del piccolo manuale di controinformazione. Con l’indicazione del talk show, del giornale, del comizio da cui proviene l’affermazione di Salvini e, quindi, la risposta. Che non è una risposta polemica, ma una semplice esposizione di fatti che ha, come fonti, l’Istat, le leggi nazionali e internazionali, i dati degli uffici giudiziari.


1) Matrix, 15 aprile 2015

Alla domanda «Ma i rom rubano tutti?», il leader leghista risponde: «Troppi. Ce ne saranno 3 che lavorano non so 5… su 180 mila che sono in Italia».


I fatti: oggi in Italia i rom e i sinti vivono nei cosiddetti “campi rom”, sono 35 mila, 1 su 5 del totale dei circa 170-180 mila rom e sinti presenti nel Paese. «Tutti gli altri vivono sono 35mila in regolari abitazioni, studiano, lavorano e conducono una vita come quella di ogni altro cittadino, italiano o straniero, residente sul territorio nazionale». «Le loro storie – sottolinea il “manuale” dell’Associazione 21 luglio – purtroppo, sono poco conosciute, sia perché molto spesso i media prediligono dare spazio a notizie dove rom e sinti sono protagonisti in negativo, sia perché i rom e sinti che conducono una vita “normale” preferiscono restare “mimetizzati” e non rivelare la propria identità».

2) Otto e mezzo, 8 aprile 2015

Salvini: «Non esiste che ci siano migliaia di queste persone a cui gli italiani pagano luce, acqua, e gas. Non esiste che non paghino l’Imu». E, prima ancora, Piazza Pulita, 1° dicembre 2014: «Ci sono tanti toscani magari alluvionati che dicono anch’io vorrei avere una casa per 15 persone con l’affitto pagato e vorrei campare senza fare una mazza dalla mattina alla sera».

I fatti: i cosiddetti “campi rom” non sono nati su richiesta dei rom e dei sinti. Sono istituzioni uniche in Europa, un’anomalia italiana. Buona parte di essi rientra nella definizione di “baraccopoli” adottata dalla agenzia delle Nazioni Unite UN Habitat. Descrivere come “privilegiati” quanti vivono al loro interno, senza averlo scelto, è paradossale. I diritti più elementari non sono garantiti. Da quello alla salute a quello all’istruzione. Quanto allo slogan “prima gli italiani”, l’Associazione 21 luglio fa notare che “oltre la metà dei rom e dei sinti presenti in Italia sono cittadini italiani, cui si aggiunge una consistente fetta di persone nate e cresciute in Italia, ma prive della cittadinanza italiana, che non hanno neanche mai visitato il Paese di origine dei genitori e che non ne conoscono la lingua».

3) Piazza Pulita, 1° dicembre 2014

Salvini: «Mi domando perché quando parlo di rom ci sono sempre diritti, diritti, diritti e i doveri arrivano in sedicesima fila».


I fatti: «Le condizioni al di sotto degli standard che si registrano nei “campi rom” – si legge nel “manuale” – hanno attirato l’attenzione e le condanne da parte di numerosi enti di monitoraggio internazionali ed europei e organizzazioni per la tutela dei diritti umani, dal Comitato per l’Eliminazione della Discriminazione razziale delle Nazioni unite al Consiglio d’Europa, dal Comitato europeo dei Diritti sociali alla Commissione europea contro il Razzismo e l’Intolleranza. Solo pochi mesi fa, per esempio, la Commissione europea ha richiesto all’Italia informazioni sulle condizioni abitative dei rom nel nostro Paese, paventando l’ipotesi dell’apertura di un processo di infrazione: “Dispositivi di alloggio di questo tipo risultano limitare gravemente i diritti fondamentali degli interessati, isolandoli completamente dal mondo circostante e privandoli di adeguate possibilità di occupazione e istruzione”, si legge nella lettera della Commissione».
4) Il Fatto quotidiano, 22 aprile 2015

Salvini: «Il diritto umano viene violato da queste persone che sfruttano i bambini e non li mandano a scuola e li usano per accattonare e per fare altro».


I fatti: i diritti dei bambini rom che vivono nei campi sono violati dalla stessa condizione in cui essi si trovano. La perenne emergenza abitativa fa sì che uno su cinque dei bambini rom che vivono nei campi non inizi mai il percorso scolastico. Le loro possibilità di arrivare alle superiori non superano l’1 per cento. Inoltre hanno un’aspettativa di vita più bassa di circa dieci anni rispetto alla popolazione e un alto richio di contrarre le cosiddette “patologie da ghetto”, come ansie, fobie e disturbi del sonno e dell’attenzione. Da maggiorenne avranno 7 possibilità su 10 di sentirsi discriminati a causa della loro etnia.
5) Il Mattino 5, 10 aprile 2015

Salvini: «Perché i tribunali dei minorenni vanno a rompere le palle alle mamme e ai papà italiani se hanno qualche problema e non vanno a casa di questa gente».


I fatti: l’Associazione 21 luglio ha preso in considerazione i fascicoli relativi a minori rom affrontati dal Tribunale per i Minorenni di Roma tra il 2006 e il 2012. Il risultato è stato che un minore rom, a Roma e nel Lazio, rispetto ad un suo coetaneo non rom, ha 60 volte più probabilità di essere segnalato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni e 50 volte la probabilità che per lui venga aperta una procedura di adottabilità. Di conseguenza, è il dato più emblematico, un bambino rom ha 40 probabilità in più di essere adottato rispetto a un bambino non rom.
6) Comizio a Piazza del Popolo, Roma, 28 febbraio 2015

«Nella nostra Italia non c’è spazio per i campi rom. Nella nostra Italia noi mandiamo una letterina a questi signori dicendo fra tre mesi si sgombera. Organìzzati. Fra tre mesi qua arrivano le ruspe. Organìzzati. La casa la compri, la affitti, chiedi la casa popolare, fai il mutuo ma non puoi più campare alle spalle degli italiani. Fra tre mesi si sgombera, basta vai a fare il rom da qualche altra parte».

I fatti: che i campi rom vadano superati nessuno lo mette in discussione, prima di tutto i rom. L’Italia si è già impegnata a farlo con il varo, nel febbraio 2012, della Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti. Ma la soluzione non può essere la ruspa. Perché eliminati i campi, le persone restano. «La soluzione per superare i “campi” e l’assistenzialismo inutile e inefficace – sottolinea la 21 luglio – risiede invece nel l’attuazione di efficaci percorsi di inclusione sociale volti a favorire la fuoriuscita da tali ghetti etnici di persone in emergenza abitativa. In questo modo, d’altra parte, si eviterebbe di continuare a utilizzare ingenti risorse pubbliche per mantenere in piedi il “sistema campi”, senza che un euro venga destinato all’inclusione sociale dei loro abitanti, ma investito nel reiterare un circolo vizioso di discriminazione, povertà e marginalizzazione».

Per l’articolo originale, pubblicato su Tiscali.it, cliccare qui.

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