La scorsa settimana a Ginevra è fallito il negoziato tra regime e opposizioni in esilio per un cessate il fuoco e l’avvio di colloqui di pace per il conflitto in Siria. Il secondo round di colloqui internazionali ha segnato un nulla di fatto tanto che il mediatore Onu Lakhdar Brahimi si è per questo scusato pubblicamente “con il popolo siriano”.
Il conflitto siriano, giunto ormai al terzo anno, è costato la vita a oltre 140mila persone. Circa 50mila sono civili e di questi oltre 7mila minori e circa 5mila donne, secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani.
All’indomani dei tragici sbarchi in Sicilia di richiedenti asilo siriani si erano moltiplicate le richieste all’Unione Europea per l’apertura di corridoi umanitari che evitassero alle persone in fuga ulteriori pericoli nel tentativo di arrivare nei vari paesi europei, Italia in primis.
È invece di ieri l’ennesimo arrivo di un centinaio di donne uomini e bambini siriani alla stazione centrale di Milano, come testimoniano gli articoli segnalati oggi dalla rassegna:
«Siriani alla stazione», Corriere della Sera Milano 20.02.2014
«Cento siriani in centrale», Libero 20.02.2014
«La via crucis dei profughi», Repubblica 20.02.2014
«Arrivati 114 siriani», Avvenire 20.02.2014
Si ripropone forte il tema dell’accoglienza dei richiedenti asilo e di una gestione italiana ed europea delle emergenze umanitarie, che dopo tre anni di conflitto, non si possono forse neppure più chiamare emergenze. Diventano tali forse quando nei media scompaiono le notizie dall’estero che ci raccontano non solo il tragico bilancio dei morti in Siria, ma le dinamiche politiche che questo conflitto ha innescato nell’intera regione mediorientale, a partire dal vicino Libano.
Forse la notizia rimbalzata da un tweet dell’operatore delle Nazioni Unite Andrew Harper (e ritwittata dalla Cnn) – di un bambino siriano che attraversa il deserto – è stato un tentativo di riaccendere l’attenzione sul dramma della Siria. «Gli account di Twitter del personale delle Nazioni Unite raccontano ogni giorno la tragedia dei civili costretti a fuggire dalla Siria per la guerra civile scoppiata ormai due anni fa, ma di solito non fanno scalpore», dice Internazionale. L’articolo «Tra foto e realtà» ricostruisce la circolazione nel circuito mediatico della foto del piccolo Marwan, che non era solo ad attraversare il deserto ma insieme alla sua famiglia e a centinaia di altri profughi che fuggivano dalla Siria. Famiglie in fuga proprio come quelle arrivate ieri alla stazione centrale di Milano.
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