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Il caso Chiriac: il pm porta in evidenza un episodio di grave violenza

Una lezione di violenza

A cura di Cronache di ordinario razzismo

Alle volte la memoria è corta. Ma la richiesta del pm di Potenza, Francesco Basentini, ha riportato alla luce un gravissimo episodio di violenza e di abusi. Ed è doveroso rispolverare il caso per portare alla luce una situazione incresciosa. Il 26 agosto del 2012, Antonio Paradiso, 42 anni, assessore Pd alle attività produttive e all’immigrazione a Palazzo San Gervasio, piccolo paesino in provincia di Potenza, subisce il furto di un trattore nella sua azienda agricola. Dopo un’indagine “personale”, condotta “con mezzi propri” in paese, insieme ad un suo amico, “individua” il responsabile del furto in un cittadino rumeno, Cornel Chiriac, che in passato aveva lavorato per la sua ditta. I due lo convocano con una scusa, lo avvicinano e lo costringono a salire su una macchina. Il bracciante rumeno viene portato in un capannone in aperta campagna, dove viene sequestrato e sottoposto a diverse sevizie finalizzate ad “estorcergli” una presunta confessione e per “dargli una lezione”.

L’uomo viene picchiato per circa un’ora anche con una spranga di ferro, e successivamente, passata una catena intorno al collo, i due lo alzano con una carrucola, facendogli solo sfiorare il terreno con i piedi, quasi impiccandolo. Poi, dopo il “trattamento” (che secondo gli aggressori avrebbe dovuto indurre l’uomo a confessare e a restituire la macchina) lo lasciano andare. Una «folle, inspiegata e inaudita violenza» (parole del gip che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare). Le indagini scattano quando il migrante giunge in ospedale con ferite e contusioni su tutto il corpo. Dopo un mese di indagini serrate, il cerchio si chiude intorno all’assessore e a Francesco Grieco, suo complice, accusati entrambi di sequestro di persona a scopo di estorsione, violenza privata aggravata, lesioni personali aggravate e minaccia aggravata continuata. I due vengono arrestati e poi posti agli arresti domiciliari, visto che la prima misura viene revocata dal gip stesso, perché sarebbero venute meno le esigenze cautelari. Quindi Paradiso, temporaneamente “surrogato” in consiglio comunale dal prefetto di Potenza,riprende tranquillamente il suo posto e le sue deleghe in giunta. Eccezion fatta per quella all’immigrazione, che a Palazzo è per tradizione una delle questioni più calde, dato l’afflusso di numerosissimi lavoratori stagionali nelle vaste campagne dedite alla raccolta del pomodoro. Nei giorni successivi all’arresto, il sindaco di Palazzo, Michele Mastro, anche lui Pd, interviene sulla vicenda e, al Quotidiano della Basilicata, dichiara che “i rumeni sono dei bugiardi”.

L’assessore, dal canto suo, si proclama da sempre innocente rispetto alle accuse, e contesta, tra l’altro, proprio l’interpretazione del referto medico dei sanitari che hanno soccorso la sua presunta vittima all’ospedale. Tuttavia, lo stesso assessore di recente, nei primi giorni di settembre, è stato nuovamente coinvolto in un’altra indagine per aver dato supporto logistico ad una cosiddetta “banda” dedita alle rapine di sportelli bancomat.

Il pm chiede oggi una condanna a 12 anni di reclusione per entrambi. Ma Grieco e Paradiso saranno giudicati con rito abbreviato: la prossima udienza si svolgerà il 10 febbraio 2016.

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