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Il giornalismo strumento di propaganda. Anatomia di un servizio

La tv-verità al servizio della politica

Di Martina Chichi

Il giornalista Fulvio Scaglione, dalle pagine di Famiglia Cristiana, accusava due giorni fa i «soliti noti» di sfruttare a loro vantaggio la xenofobia, facile da vendere: «L’ordinaria xenofobia, come le patatine fritte nell’olio marcio, vende bene. Basta avere il coraggio di spacciar l’interesse di partito per interesse nazionale, e sfruttare senza pietà le paure della gente». Passa in rassegna una dopo l’altra, nel suo «I soliti noti e la xenofobia delle bufale», le bugie più spesso raccontate dai politici nostrani, contrapponendole ai dati, quelli veri.

Problema ancora maggiore è che, ad amplificare l’effetto di tali bugie, intervengono i media, prestandosi a diventare uno strumento di propaganda. A volte ingenuamente, più spesso volutamente – e per ragioni diverse – decidono di far loro quel gioco sporco.

Gli esempi sono tanti, ma ad avermi colpito di più, almeno negli ultimi giorni, è un servizio mandato in onda da “Dalla vostra parte”, trasmissione d’approfondimento/talk show di Rete 4, dal titolo «I profughi spaccano l’Italia? Non tutti sembrano così disperati». Il ritornello è il solito: profughi inaccontentabili che protestano nonostante l’accoglienza ricevuta.

Sarà che le televisioni estere mi depennerebbero istantaneamente dalla loro lista di collaboratori se producessi un servizio del genere, sarà che sapendo come viene realizzato un servizio trovo certi dettagli davvero insopportabili, ma non posso proprio resistere. Scusatemi, lo devo analizzare secondo per secondo, forse dopo lo vedrete come lo vedo io.

Anatomia di un servizio

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