Due giornalisti del Corriere della Sera parlano di Isis e di islam ad una scolaresca milanese. Una quarantina di studenti musulmani contesta la loro relazione, in particolare una ragazzina con il velo sulla testa, Amina: su questioni che attengono alla mia fede, dice in sostanza, l’unica fonte che riconosco sono il Corano e il suo interprete, la moschea di al-Azhar al Cairo. Seguono applausi e urla solidali di alunni musulmani; tacciono gli altri. Per sedare il tumulto e indurre una reazione nei silenti i due giornalisti ricordano alla platea che siamo la civiltà dell ‘illuminismo, del pensiero laico, di Voltaire, di Rousseau. Fiato sprecato. Il giorno dopo il sito del Corriere pubblica un resoconto sconfortato che eleva questo fatterello alla dignità di un apologo sulle identità: la “loro” e la “nostra”. Combattiva e aliena l’identità islamica di Amina, debole e rinunciataria l’identità del “noi” rappresentato dai “nostri ragazzi”.
Da questa introduzione parte l’analisi di Guido Rampoldi sul Fatto Quotidiano, che riflette sul modo in cui l’islam è rappresentato in Italia.
Per l’articolo clicca qui: «Il nostro strabismo sull’Islam».
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