«L’approccio emergenziale all’immigrazione che ancora caratterizza l’informazione italiana finirà quando la titolarità del racconto passerà ai protagonisti»
Di Giovanni Maria Bellu
Da oggi, la collega Domenica Canchano è il direttore responsabile del sito della nostra Associazione. Vedremo se, speriamo in tempi rapidi,
E non solo perché questo divieto è anacronistico (tanto che per trovarne la ragione bisogna tornare indietro agli anni della Guerra Fredda), ma soprattutto perché impedisce in modo assoluto a una intera categoria di giornalisti – individuata sulla base di un criterio aprofessionale qual è la nazionalità – di poter governare e guidare qualunque iniziativa editoriale. Se oggi un gruppo di giornalisti immigrati volesse aprire “Il giornale dell’immigrazione”, non potrebbe farlo. O dovrebbe affidarsi a un prestanome.
Chi scrive – ma l’opinione è condivisa dalla stragrande maggioranza dei giornalisti italiani che si occupano di questi temi – ritiene che l’approccio emergenziale all’immigrazione che ancora caratterizza l’informazione italiana finirà quando la titolarità del racconto passerà ai protagonisti. Fino a ora abbiamo tentato di dare voce a chi non l’aveva, adesso dobbiamo dare modo alle tanti voci che si sono impadronite della nostra lingua e della nostra cultura di raccontarsi. Questa rivoluzione è in atto da anni. In modo silenzioso perché – come in tutti i campi lavorativi – i colleghi stranieri sono le prime vittime della crisi, dello sfruttamento professionale, del precariato.
La nomina di Domenica Canchano alla guida del sito dell’Associazione Carta di Roma non è solo una “provocazione buona” contro una legge vecchia. È anche un modo per riaffermare la necessità di questo passaggio di testimone.
La Carta di Roma è il codice deontologico al quale i giornalisti devono attenersi quando si occupano di migranti, rifugiati e richiedenti asilo. È giusto, anzi verrebbe da dire ovvio, che a “fare la cronaca” della sua applicazione (e disapplicazione) siano i colleghi che meglio conoscono la materia. Perché, in molti casi, la materia fa parte della loro stessa vita.
Giovanni Maria Bellu