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Il trattamento delle persone private della libertà di fronte al Covid-19

A cura di Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale

Il Comitato per la prevenzione della tortura e dei trattamenti e pene inumani o degradanti (Cpt) del Consiglio d’Europa ha pubblicato i Principi relativi al trattamento delle persone private della libertà personale nell’ambito della pandemia del coronavirus (Covid-19). Dieci i principi evidenziati, a cominciare da quello fondamentale che così è enunciato: «Il principio di base deve essere quello di adottare ogni possibile misura per la protezione della salute e della sicurezza di tutte le persone private della libertà personale. L’adozione di tali misure contribuisce a preservare di conseguenza anche la salute e la sicurezza del personale».

Gli altri principi prevedono:

[Il testo completo del documento del Cpt è pubblicato sul sito del Garante nazionale http://www.garantenazionaleprivatiliberta.it/gnpl/resources/cms/documents/fdedc460a98a505bc8c83cc10e88d2fe.pdf]

Accanto a queste indicazioni di un organismo che è – è bene ricordarlo – espressione di un Trattato, altri strumenti internazionali di indirizzo in questa situazione sono stati prodotti recentemente. Ne citiamo il più rilevante.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha pubblicato una guida sulla prevenzione e il controllo del virus Covid-19 in carcere e negli altri luoghi di detenzione penale, Preparedness, prevention and control of COVID-19 in prison and other places of detention.

Il documento parte dalla costatazione che le persone nei luoghi di detenzione sono tendenzialmente più esposte all’infezione rispetto alla popolazione generale a causa delle condizioni di ristrettezza e confinamento in cui vivono per periodi prolungati. Inoltre, l’esperienza mostra che le carceri, ove le persone vivono in stretta vicinanza, possono diventare fonti di diffusione dell’infezione al loro interno e nella collettività esterna. La Guida quindi fornisce delle linee di indirizzo su come contenere il rischio della diffusione, come mettere in atto misure di prevenzione, come trattare i casi sospetti e i casi confermati e come gestire l’informazione.

[Il testo completo del documento dell’Oms è rintracciabile al seguente link:

http://www.euro.who.int/__data/assets/pdf_file/0019/434026/Preparedness-prevention-and-control-of-COVID-19-in-prisons.pdf?ua=1]

Anche alcuni think tank internazionali stanno elaborando indicazioni e guide. Tra queste il Penal Reform International ha pubblicato una briefing note dal titolo Coronavirus: Healthcare and human rights of people in prison sull’impatto del fenomeno epidemico nell’ambiente carcere.

Questo è il link: https://cdn.penalreform.org/wp-content/uploads/2020/03/FINAL-Briefing-Coronavirus.pdf

Istituti penitenziari

Nel momento in cui scriviamo questo diario i detenuti presenti nelle camere di pernottamento sono 58.858. 91 Istituti hanno allestito 108 reparti di isolamento sanitario precauzionale, per i casi di esigenze particolari all’ingresso o di necessaria separazione rispetto a chi presenti sintomi febbrili. Vi sono attualmente alloggiate 281 persone in attesa dello svolgersi delle necessarie giornate di quarantena.

Come è noto, le condizioni più restrittive imposte ai movimenti delle persone hanno determinato l’impossibilità della prevista ripresa dei colloqui con i familiari. Il Garante nazionale, in collaborazione con il portavoce dei Garanti territoriali, ha inviato un messaggio alla popolazione detenuta (https://www.youtube.com/watch?v=jPjY6V2kf2M), assicurando l’impegno di tutti i Garanti a controllare che il promesso potenziamento di forme comunicative alternative, assicurato dall’Amministrazione penitenziaria (telefoni cellulari disponibili, videocomunicazione, aumento in numero e durata delle telefonata e loro gratuità, gratuità delle lavanderie, …) abbia effettivamente realizzazione.

I Garanti territoriali, in larga misura, hanno apprezzato l’invito a farsi partecipi del momento difficile – adoperandosi con la costante comunicazione con le Direzioni e in taluni casi con incontri diretti con rappresentanti della popolazione detenuta – per diminuire la criticità attuale vissuta da loro, dai loro familiari da coloro che lavorano in carcere, dalle associazioni che hanno progetti all’interno.

Tuttavia, in alcuni penitenziari la situazione è di estrema difficoltà; soprattutto negli Istituti dove sono stati trasferiti coloro che provenivano da strutture sedi dei recenti disordini. Alcuni detenuti sono giunti senza la cartella clinica personale al seguito e si è dovuto lavorare per recuperare il diario clinico. Il Garante nazionale sottolinea, anche a partire da questa contingenza, come da troppo tempo si stia parlando della digitalizzazione dell’informazione medica, tale da garantire la continuità del trattamento sanitario, senza che a tutt’oggi si sia giunti a quell’elemento di civiltà e coesione nazionale che è rappresentata dal fascicolo sanitario digitalizzato e condiviso, qualunque sia l’ambito regionale di appartenenza.

Permangono le difficoltà nell’utilizzo della piattaforma Skype, sia per la pochezza delle linee e del loro cablaggio, sia per l’esiguo numero di computer e cellulari necessari per i collegamenti. Il Garante nazionale sta seguendo la situazione e ha avuto notizia di ulteriori 1.500 telefoni cellulari che si aggiungeranno ai 1.600 già forniti da TIM.

Preoccupazione suscita tuttora la distribuzione dei dispositivi di protezione individuale al personale: l’Amministrazione penitenziaria ha assicurato un’accelerazione dell’impegno in tale senso, anche se sono giunte ancora oggi al Garante indicazioni di Istituti dove tale carenza sta determinando ansia tra gli operatori. Circolano troppo spesso informazioni non attendibili su presunti casi di positività che rischiano di alimentare tale ansia, confondendo spesso casi sospetti con casi accertati.

Residenze per persone con disabilità o anziane

Il Garante nazionale ha già espresso nei giorni scorsi forte preoccupazione per le persone ospitate in strutture residenziali chiuse o affette da gravi patologie neurologiche croniche o aventi specifiche disabilità, anche in considerazione del fatto che la maggiore concentrazione territoriale di questa tipologia di strutture è nel nord Italia dove l’epidemia è, al momento, maggiormente diffusa.

La ricerca annunciata venerdì scorso (bollettino 8) con l’Istituto superiore di sanità si è perfezionata nel suo disegno durante il fine settimana: riguarderà in una prima fase 1.983 residenze sanitarie assistite (Rsa) distribuite su tutto il territorio nazionale al fine di acquisire informazioni sulla gestione di eventuali casi di sospetto o conferma di positività al Covid-19 per adottare strategie di rafforzamento dei programmi di prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza e, parallelamente, di quelle criticità che potrebbero mettere a rischio l’esigibilità dei diritti fondamentali della persona. Il Garante nazionale invita fortemente le Rsa coinvolte nell’indagine a un forte senso di responsabilità garantendo una elevata partecipazione alla survey e risposte precise ed esaustive al questionario in tutte le sue parti.

Il Garante ha ricevuto alcune segnalazioni che sono indicative del rischio di estensione del contagio nelle Rsa un po’ in tutta la penisola. Per evitare ansie alle famiglie ritiene di non indicare specificatamente le strutture. Fa tuttavia presente che, per esempio, in un comune 12 dei complessivi 16 contagi registrati sono nella locale Rsa. Così come in un altro caso, 25 positività sono segnalate all’interno del totale di 35 ospiti. Nota del resto a tutti è la situazione dei monasteri di Grottaferrata e di via Casilina a Roma. Proprio per prevenire tale diffusione, alcune Case di riposo, seppure hanno un numero contenuto di persone contagiate, hanno isolato la struttura impedendo l’accesso da parte dei visitatori.

Quarantene

Oltre alle misure stringenti adottate a livello nazionale per contenere la diffusione del contagio, da nord a sud Governatori e Sindaci stanno ricorrendo allo strumento della quarantena, chiudendo interi territori istituendo delle zone rosse per impedire il diffondersi del contagio.

Dopo Medicine, comune di 16.000 abitanti in provincia di Bologna, analoghe misure sono state adottate, per citarne alcune, a Fondi (Lt) nel Lazio, Pozzilli, Venafro, Riccia e Montenero di Bisaccia nel Molise; numerosi anche i comuni della Campania, dell’Irpinia e della Calabria come Cutro (Kr), Montebello Jonico, San Lucido, Ariano Irpino, Sala Consilina, misure che sono poi state ulteriormente confermate a livello centrale dalle nuove disposizioni circa l’impossibilità, su tutto il territorio nazionale, di lasciare il comune ove ci si trovi.

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