Di Piera F. Mastantuono
La prima edizione delle linee guida dalla Carta di Roma risale al 2012, all’indomani della fondazione dell’Associazione stessa, 2011, e qualche anno dopo la stesura ed approvazione del codice deontologico, 2008. Nell’ottobre del 2018 è stata data alle stampe una nuova edizione delle stesse, con un glossario revisionato e, si pensava, aggiornato. Si credeva appunto che determinati usi stereotipati del linguaggio fossero archiviati, che potessimo concentrarci sul contenuto, invece di dover ribadire che, professionalmente, saremmo tenuti ad utilizzare termini giuridicamente corretti per restituire al lettore la verità sostanziale dei fatti.
Ed invece, oggi, si scopre come la riscoperta dell’antico non sia mero appannaggio di mobili e vestiti ma anche del linguaggio giornalistico.
Stiamo parlando di “vu cumprà”, espressione dispregiativa per indicare i venditori ambulanti. L’uso di quest’espressione ha registrato un picco nel 2014 mentre dal 2019 ai primi mesi del 2020, non si segnala, sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani l’uso del termine.
Da bambini c’era un gioco, si chiamava “un, due tre stella”, da quel che ricordo, e consisteva nel camminare imitando l’animale deciso da chi, in quel momento, era di spalle rispetto agli altri e diceva appunto “un, due, tre stella”, si avanzava facendo cinque passi da orso, sei passi da gazzella, e l’abilità risiedeva nel farli più lunghi possibile per raggiungere la meta. Tuttavia, siccome chi decideva l’animale era anche quello che sarebbe stato sostituito una volta che qualcuno gli fosse arrivato vicino, e il posto era ambito, spesso sentenziava “dieci passi da gambero” e via tutti indietro a ricominciare da capo.
Ecco, a volte, l’approccio giornalistico sembra quello del gambero, eppure, come insegnava il gioco d’infanzia, prima o poi riuscivamo a recuperarlo, e il suo approccio da crostaceo andava nel dimenticatoio.
Si riporta di seguito una testimonianza fotografica della versione 2012:
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