«Siamo interessati alle persone e alle loro esperienze, a ciò che hanno da dire. Offriamo un’angolazione umana e riportiamo le parole e le storie di coloro che non vengono intervistati dalla maggior parte dei media, ai quali non viene mai chiesta un’opinione», spiega Afef Ben Aicha, caporedattore di Dune Voices.
Algeria, Libia, Mali, Marocco e Mauritania. Paesi che trovano normalmente poco spazio sulle testate generaliste, ma protagonisti della copertura operata Dune Voices, agenzia che offre storie e approfondimenti al posto delle breaking news. Una realtà editoriale ideata e resa concreta dal Media Diversity Institute, che vuole con questo progetto dare voce alle comunità troppo spesso ignorate dai media mainstream, raccontando le loro storie, le difficoltà, le paure, i desideri: la loro vita. In pochi mesi Dune Voices ha formato circa 40 tra reporter locali e citizen journalist che coprono ora l’intera regione realizzando reportage in francese e arabo.
Eventi come l’attacco terroristico all’hotel di Bamako, in Mali, avvenuto a pochi giornali dagli attentati di Parigi nel novembre 2015, hanno dimostrato il ruolo fondamentale dei giornalisti professionisti locali indipendenti. Nel caso di Bamako, la scarsa presenza di corrispondenti in Mali ha reso evidente l’importanza del servizio offerto da Dune Voices attraverso la diffusione di informazioni accurate, storie e immagini originali. Seguendo la linea editoriale che punta su approfondimenti e inchieste, poco dopo l’attacco uno dei reporter dello staff maliano dell’agenzia ha percorso il nord dello stato, per raccontare la vita delle comunità che abitano l’area divenuta base del fondamentalismo islamico nel paese. In modo imparziale e il più possibile oggettivo, come impone il taglio voluto dalla redazione.
Nell’ultimo anno i reportage di Dune Voices sono stati ripresi oltre 250 volte dai media nazionali e regionali che trasmettono nell’area di interesse: dai matrimoni che coinvolgono i bambini alla schiavitù in Mauritania, dalle discriminazioni verso le donne divorziate in Marocco alla fuga da città libiche come Benghazi, dalle vittime di mine in Mali ai rifugiati che transitano nel Sahara. Storie raccontate da Dune Voices attraverso le voci dei protagonisti.
«Il livello del giornalismo nel Sahara è molto basso – osserva Omar Belhouchet, direttore del quotidiano algerino El Watan – L’idea di formare citizen journalist è molto interessante e, inoltre, fa sì che i media locali evitino di spendere cifre considerevoli per coprire eventi come l’attacco al Radisson Blu di Bamako. Noi, per esempio, abbiamo diffuso storie realizzate da Dune Voices».
La formazione di giornalisti locali ha consentito all’agenzia di essere una tra le poche ad avere reporter che fanno base in Libia: «Sfortunatamente la maggior parte dei media libici ha chiuso. Ci sono solo poche testate online, come la nostra, che ancora lavorano e hanno giornalisti in Libia», afferma Omar El Kedaii, caporedattore di Bawebet Al Wassat. «È importante stabilire una partnership con piattaforme come Dune Voices – conclude – perché ci consentono di fare doppie verifiche e confrontare le informazioni, operazione fondamentale nelle situazioni di conflitto».
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