Giornalista francese rischia il licenziamento per le dichiarazioni discriminatorie rilasciate in radio
A cura di Amelie Tappela
Eric Zemmour, saggista e giornalista francese del quotidiano Le Figaro, nonché cronista presso la principale radio francese RTL (Radio Télévision Luxembourg), è stato oggetto lo scorso 9 maggio di una controversia per la quale rischia l’espulsione dall’emittente. Il Consiglio rappresentativo delle associazioni delle persone “nere” di Francia (Conseil représentatif des associations noires – CRAN) ha fatto ricorso presso il Consiglio Superiore dell’Audiovisivo (Conseil supérieur de l’audiovisuel) in reazione alle dichiarazioni rilasciate dal giornalista in occasione di una trasmissione in cui era stato invitato a commentare le ultime statistiche relative alla delinquenza nelle strade.
«Solo le società omogenee come il Giappone, che da tempo hanno rifiutato l’immigrazione di massa, protetti da barriere naturali, […] sfuggono a questa violenza di strada», ha dichiarato il cronista, sottolineando che «le grandi invasioni dopo la caduta di Roma sono ormai sostituite da bande di ceceni, di rom, di kosovari, di magrebini, di africani, che svaligiano, rubano o saccheggiano». La reazione non si è fatta attendere.
Dopo la segnalazione, il CSA ha denunciato quanto avvenuto all’emittente sostenendo che la radio è tenuta a «non incoraggiare atteggiamenti discriminatori nei confronti delle persone a causa della loro origine, appartenenza o non appartenenza, reale o presunta, ad un gruppo etnico, ad una nazione, razza o religione». Ha deciso quindi di mettere «fortemente in guardia RTL», sottolineando la «violazione sostanziale» ai suoi «obblighi deontologici». La stazione privata si è fatta riprendere due volte: «considerando che l’intervento è stato previamente comunicato dal suo autore ai responsabili della stazione, abbiamo stimato che essa ha mancato ai suoi doveri di controllo, consentendo la trasmissione di quei contenuti».
Nostalgico dell’unità culturale francese degli anni sessanta, forte sostenitore del modello di assimilazione culturale degli immigrati, nonché fautore della teoria delle razze ed omofobo, non è la prima volta che Zemmour riceve accuse simili. Nel 2011 è stato addirittura condannato per incitamento alla discriminazione razziale dal Tribunale penale di Parigi per aver dichiarato su France Ô che i lavoratori «hanno il diritto di rifiutare di assumere arabi e neri».
Dopo il preoccupante risultato delle ultime elezioni amministrative in Francia e il trionfo alle Europee del Partito di estrema destra di Marine Le Pen (Front National), famoso per le sue posizioni di stampo xenofobo, la società francese deve fare i conti con un razzismo sempre più dilagante. L’esito dell’ultimo rapporto sul razzismo, l’antisemitismo e la xenofobia della Commissione Consultativa per i Diritti dell’Uomo (CNCDH) mostra infatti come in Francia le parole di stampo razziale siano state ormai interiorizzate e banalizzate nel discorso comune e, sebbene gli atti di violenza denunciati siano diminuiti, persiste l’aumento dell’intolleranza. Tale assetto sociale chiama in causa la responsabilità dei mezzi mediatici nella diffusione di materiale informativo che, per usare le parole del Tribunale di Parigi «superano i limiti autorizzati dalla libertà di espressione», tanto più gravi se espresse da personaggi pubblici come Eric Zemmour: «Un polemista mediatico conosciuto […] nonché uno degli intellettuali più in vista» ha dichiarato il procuratore, ricordando che «la discriminazione non è un diritto, bensì un reato».