Su Redattore Sociale
Gli esteri si riprendono la scena nei media italiani ma i temi continuano ad essere trattati con una forte visione eurocentrica: nel 2021, la percentuale di notizie, sia la politica estera in senso stretto sia le soft news originate fuori dai confini nazionali, nei sette telegiornali italiani del prime time dei tre network principali (Rai, Mediaset e La7) è pari al 29% di tutte le notizie trasmesse, il dato più elevato registrato nell’ultimo decennio, dal 2012 al 2021. Un terzo dei notiziari risulta dedicato a eventi che hanno origine in paesi terzi rispetto all’Italia. Le tre aree tematiche che hanno contribuito maggiormente al picco di attenzione agli esteri nel 2021 sono, per quanto riguarda le hard news, la politica americana (l’insediamento alla Casa Bianca di Joe Biden e l’assalto a Capitol Hill da parte di un folto gruppo di sostenitori dell’ex presidente Trump), la crisi in Afghanistan (il ritiro dei militari americani e alleati dal paese, la presa del potere dei talebani, i sanguinosi attentati e l’evacuazione di rifugiati) e l’emergenza sanitaria causata dal Covid-19. Tra le soft news, spiccano per attenzione mediatica due eventi sportivi: gli Europei di calcio e le Olimpiadi di Tokyo. Lo dice il 4° Rapporto Illuminare le Periferie, realizzato da Cospe, Osservatorio di Pavia, Fnsi e Usigrai, in collaborazione con Rai per il Sociale e Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo.
Secondo lo studio l’incremento di attenzione agli esteri registrato negli ultimi anni è stato influenzato sia da fattori contingenti quali la pandemia mondiale, sia da fattori strutturali che hanno modificato l’agenda internazionale, tra cui per esempio i cambiamenti climatici. La pandemica di Covid-19 raccoglie anche nel 2021 una quota importante delle notizie di esteri (15%), sebbene in calo rispetto al 2020 (32%), anno di massima diffusione del virus Sars-Cov-2. La copertura della pandemia ha riguardato aspetti prettamente sanitari, quali i numeri di contagi e decessi, il tracciamento delle nuove varianti Delta e Omicron, la ricerca sulle terapie, le campagne vaccinali, la sospensione cautelativa del vaccino AstraZeneca in Europa, e aspetti sociali, quali le conseguenze economiche delle misure adottate dai diversi Stati per frenare la diffusione del virus. A parte l’estesa copertura della pandemica nel mondo, nei telegiornali del 2021 vi è stato un sostanziale equilibrio tra soft news (curiosità, sport, spettacolo) e hard news (politica, guerre e conflitti, immigrazione, terrorismo), rispettivamente il 42% e il 43% delle notizie di esteri.
Lo studio spiega che alcuni temi sono significativamente più associati ad alcuni continenti rispetto ad altri: la percentuale di notizie della categoria tematica Guerre/conflitti è alta in Asia (22%), marginale in altri continenti (inferiore al 2%). Terrorismo e Immigrazione sono più elevate in Africa (10%) rispetto alle altre aree geografiche, il tema del Covid-19 ha una concentrazione più elevata in Europa (21%), le Soft news in Asia (27%). L’ipotesi che esista una interdipendenza tra le agende dei tre network sulla copertura dei paesi esteri è confermata da una attenzione quantitativamente simile (circa un terzo dei telegiornali) e dagli elevati coefficienti di correlazione ottenuti tra network e paesi coperti.
Secondo il report “l’agenda dei notiziari appare dunque flessibile ad accogliere più o meno notizie estere a seconda degli eventi accaduti e ai criteri di notiziabilità applicati. L’agenda geografica degli esteri conferma tendenze consolidate nell’informazione televisiva italiana: in primo luogo l’eurocentrismo, con l’area geografica dell’Europa che raccoglie la metà delle notizie sugli esteri (49%). Al secondo posto, nel 2021, si trovano paesi dell’Asia (25%), quindi il Nord America (18%), l’Africa (4,4%) e il Centro-Sud America (2,4%). Nella classifica dei singoli paesi con maggiore copertura mediatica nei notiziari del prime time, al primo posto si trovano gli Stati Uniti, seguiti da Gran Bretagna, Afghanistan, Francia, Giappone, Vaticano, Germania, Israele, Cina, Spagna, Russia e Egitto. Nel complesso, la copertura degli esteri è concentrata su pochi paesi: i primi 10 nella classifica di visibilità contano per oltre il 70% della copertura totale dei paesi esteri, tra questi 10 nemmeno un paese africano, e solo l’Afghanistan tra i paesi meno sviluppati”.
Le quattro ipotesi esplicative avanzate dai ricercatori sulle possibili cause che rendono alcuni paesi più visibili di altri (l’importanza del paese in termini di potere politico ed economico, la prossimità geografica e culturale con l’Italia, il coinvolgimento negli eventi occorsi di connazionali italiani e la natura eccezionale dell’evento dovuta alla portata catastrofica o all’inatteso) sono state parzialmente confermate dai dati raccolti, sebbene tutte agiscano come con-cause piuttosto che offrire singolarmente spiegazioni esaustive sui criteri di notiziabilità. Ad esempio, nella lista dei 12 paesi più visibili nell’agenda degli esteri dei notiziari italiani si trovano tutti i paesi del vecchio G8 (Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Canada e Russia) e la maggior parte dei paesi con il PIL nominale più elevato secondo la classifica stilata dal Fondo Monetario Internazionale. Inoltre, nella medesima lista dei 12 paesi più visibili vi sono 6 paesi dell’Europa geografica (Gran Bretagna, Francia, Città del Vaticano, Germania, Spagna e Russia) e gli Stati Uniti. La notiziabilità di eventi che vedono il coinvolgimento di connazionali è drammaticamente corroborata dall’aumento di copertura della Repubblica Democratica del Congo in seguito all’omicidio dell’ambasciatore Attanasio e del carabiniere di scorta Iacovacci (54 notizie). Paesi o eventi che sfuggono ai criteri di notiziabilità testati – per assenza di centralità politica ed economica, mancanza di prossimità geografica e culturale con l’Italia, assenza di coinvolgimento di connazionali nell’evento accaduto, natura eccezionale e imprevista dell’evento stesso – rimangono in ombra, ricevendo scarsa copertura mediatica.
Il rapporto è disponibile qui.
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