di Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili
Condizioni drammatiche di vita e sistematiche violazioni dei diritti umani. È la situazione riscontrata all’interno dell’Hotspot di Lampedusa da una delegazione composta da avvocati, ricercatori e mediatori culturali della Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili (CILD), Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) e IndieWatch che nei giorni scorsi si sono recati sull’isola ed hanno raccolto numerose testimonianze di migranti ospitati nel centro, ben oltre il termine di legge, anche da oltre due mesi.
«La nostra delegazione – dicono Gennaro Santoro di CILD e Giulia Crescini di ASGI – ha potuto appurare come nell’hotspot non esista una mensa e il cibo, che gli ospiti devono consumare in stanza o all’aperto, sia di scarsissima qualità; i water alla turca e le docce sono senza porte ed i materassi sporchi e malmessi».
Difficoltà esistono poi nel formalizzare le domande di protezione internazionale e ai richiedenti asilo non viene rilasciato alcun titolo di soggiorno, cosa che impedisce agli stessi di lasciare l’isola e li costringe a vivere nell’hotspot anche per diversi mesi. «Tutto ciò avviene – specificano Santoro e Crescini – nonostante queste strutture fossero pensate per fotosegnalare i migranti entro pochissimo tempo dal loro arrivo».
L’impossibilità di lasciare l’isola aggrava la condizione degli ospiti, tanto più per quelli che hanno manifestato la volontà di richiedere asilo che, infatti, potrebbero spostarsi liberamente sul territorio italiano, ma l’inadempienza della pubblica amministrazione che non rilascia il permesso di soggiorno per richiesta asilo, determina una grave lesione del diritto all’autodeterminazione, alla libera circolazione e alla libertà personale di tutti.
«A destare particolare preoccupazione – dichiara Fabrizio Coresi di IndieWatch – sono poi le condizioni di sicurezza praticamente inesistenti che determinano una gravissima lesione dei diritti fondamentali dei nuclei familiari e delle persone più vulnerabili, in particolare dei minori (accompagnati e non) che si trovano a condividere spazi con cittadini adulti, per la maggior parte di genere maschile».
In questo momento sono trattenute nel centro circa 180 persone, di cui circa 165 uomini adulti soli. Ciascuno degli ospiti è di fatto nelle condizioni di fare ingresso liberamente in tutte le strutture abitative, che sono poste l’una accanto all’altra e non hanno alcun sistema di selezione o controllo degli ingressi. Gli ospiti dormono in grandi stanze nelle quali sono presenti solo materassi malandati, non ci sono armadi, comodini o ripiani di alcun genere. Tutti i beni dei cittadini stranieri sono tenuti sui letti. I materassi sono costituiti da un sottile strato di gommapiuma, spesso danneggiato e in pessime condizioni igieniche. Non ci sono lenzuola, oppure, quando presenti, sono di carta e vengono sostituite dopo settimane, quando ormai danneggiate in modo evidente e irreparabile.
«Un nucleo familiare composto da una minore e i suoi genitori – riportano Gennaro Santoro e Giulia Crescini – è stato alloggiato per molti giorni nello stesso corridoio condiviso con uomini soli e la donna ha dichiarato di aver subito un tentativo di stupro da parte di un altro ospite della struttura. La figlia, presente sul luogo dell’aggressione, ha di conseguenza avuto una sorta di attacco di panico dettato dall’ansia e dalla paura. Per le due ore successive la bambina è rimasta priva di sensi ed è stata infine accompagnata al presidio sanitario all’interno del centro».
Questa stessa bambina – e con lei una giovane donna – nella giornata di ieri ha riportato lesioni a causa delle violente cariche della polizia, a seguito di un incendio divampato in una stanza del centro e delle proteste dei migranti. Per la minore e i suoi genitori questa mattina è stato presentato un ricorso d’urgenza dalle avvocatesse dell’ASGI Crescini e Cecchini – ex art. 39 – alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per richiedere il trasferimento immediato, viste le non dignitose condizioni di vita all’interno del centro.
«Proprio a seguito di questi riscontri, come legali di alcuni trattenuti nell’hotspot, abbiamo formalmente chiesto al Prefetto ed al Questore di Agrigento l’immediato trasferimento di alcuni nuclei familiari e di altri soggetti vulnerabili (donne, minori non accompagnati e malati), in strutture idonee ad ospitarli. Tuttavia, nessuno dei soggetti interpellati ci ha contattati come difensori dei nuclei familiari. Non è stato peraltro consentito il pronto accesso dei legali alla struttura per conferire con i propri assistiti, né alcun altro tipo di riscontro è pervenuto dalle Autorità a cui ci siamo rivolti,» concludono Santoro e Crescini.
La situazione drammatica dell’Hotspot, nel quale migliaia di persone transitano ogni anno, era stata descritta nelle settimane scorse anche dal Garante nazionale delle persone detenute e private della libertà personale, Mauro Palma, durante una conferenza stampa.
CILD, ASGI e IndieWatch ritengono che tutti gli ospiti dovrebbero essere trasferiti in strutture adeguate, viste le sistematiche violazioni dei diritti umani che ledono fortemente la dignità delle persone all’interno del centro, di cui si chiede l’immediata chiusura.
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