In un contesto globalizzato e di intensa mobilità e di convivenza tra le popolazioni, l’accesso a informazioni accurate e credibili sulle questioni migratorie è un pilastro essenziale per consentire alle popolazioni locali, in particolare ai giovani uomini e donne, di compiere scelte informate in materia di migrazione. Contribuisce, tra l’altro, a promuovere la promozione e la protezione dei diritti umani (compreso quello dei migranti). Il Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare, adottato nel 2018, indica la necessità di “fornire informazioni accurate in tutte le fasi della migrazione”. Allo stesso modo, il quadro e il piano d’azione rivisto per la politica migratoria africana (2018-2030) dell’Unione africana raccomanda, tra le altre azioni strategiche, “di fornire l’accesso a informazioni accurate sulla migrazione per lavoro nelle fasi pre-partenza e post-arrivo, anche sulle condizioni di lavoro, i rimedi e l’accesso alla consulenza legale in caso di violazioni”.
Il progetto “Autonomizzare i giovani in Africa attraverso i media e la comunicazione”, implementato dall’UNESCO dal 2019 in 8 paesi dell’Africa dell’Ovest e del Centro (Camerun, Costa d’Avorio, Ghana, Guinea-Conakry, Mali, Niger, Nigeria e Senegal), grazie ai finanziamenti dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS), attraverso il “Fondo Africa” del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), mira a potenziare le capacità dei professionisti dei media, uomini e donne, nel trattare le informazioni sui vari aspetti della migrazione (irregolare, legale, intra-regionale, femminile, ecc.).
Nell’ambito di questa iniziativa regionale, l’UNESCO e l’Associazione Carta di Roma hanno organizzato il 26 luglio 2022 un Forum online su media e migrazioni in Italia, Africa occidentale e centrale. L’evento ha riunito una quarantina di participanti, con l’obiettivo di facilitare il dialogo tra giornalisti ed esperti, italiani e africani. “Garantire l’accesso del pubblico a informazioni di qualità sul tema della migrazione è cruciale per consentire alle popolazioni locali, in particolare ai giovani uomini e donne, di compiere scelte consapevoli sulla migrazione”, ha affermato Joshua Massarenti, coordinatore del progetto per l’Ufficio Regionale dell’UNESCO per l’Africa occidentale (Sahel).
“Il fenomeno delle migrazioni richiede un’attenzione mediatica internazionale, perché coinvolge gli aspetti relativi ai Paesi di origine, di transito, con focus su aspetti culturali e sociopolitici – ha dal canto suo evidenziato Anna Meli, Vice-Presidente dell’Associazione Carta di Roma, nei saluti di apertura del meeting online – il forum è un’opportunità di confronto, viste le notizie esigue che arrivano dal continente africano”.
Per Ibrahima Kane, Direttore del programme di advocacy per l’Unione africana dell’Ufficio regionale per l’Africa della Open Society Initiative for West Africa (OSIWA), è necessario sfatare i miti che continuano ad alimentare la disinformazione sulla migrazione, in particolare quella africana: “contrariamente a quello che ci si puo’ imaginare, la maggioranza dei flussi migratori dell’Africa occidentale hanno luogo nella sotto-regione. Solo un numero limitato di cittadini africani vanno in Europa, e nella maggior parte dei casi, ci vanno in modo regolare. Il vero problema è che in Africa l’accesso ad un’informazione credibile e utile per migrare è molto limitato. Basti pensare al ruolo totalmente sottorappresentanto delle diaspore africane nei media”.
Cruciale dunque il ruolo dell’informazione nel raccontare la complessità della realtà. “In Italia e in Europa in generale, si è consolidata una narrativa securitaria ed emergenziale, dalle primavere arabe ai “taxi del mare” e alla criminalizzazione della solidarietà”, una prospettiva, come ha sottolineato Pierluigi Musarò, Professore di Sociologia, presso l’Alma Mater Studiorum dell’Università di Bologna che rispecchia la visione del nord del mondo e che ignora questioni reali come il potere dei passaporti: “con il nostro passaporto possiamo andare in centinaia di Paesi, mentre con altri puoi andare in meno di 30 paesi”.
Un aspetto, quello della rappresentazione, cruciale per la conoscenza del fenomeno migratorio da parte dell’opinione pubblica: “in Italia, nel corso del 2021, si è assistito a un progressivo calo delle notizie sulla migrazione, con la progressiva e ulteriore scomparsa dei suoi protagonisti. Solo il 6% di interventi in voce di persone migranti e rifugiate nei telegiornali del prime time”, ha messo in rilievo Giuseppe Milazzo, esperto media dell’Osservatorio di Pavia, un istituto di ricerca specializzato in analisi della comunicazione.
“Nonostante sia un tema importante, quello della migrazione non è adeguatamente coperto dai media africani”, ha ribadito Sadibou Marong, Direttore dell’Ufficio Africa di Reporters Sans Frontières (RSF). “In Africa occidentale e centrale, la stragrande maggioranza dei mdia sono confrontati ad una molteplicità di sfide che condizionano fortememente la loro capacità a produrre e diffondere informazioni di qualità sulla tematica migratoria. Si pensi alle difficoltà finanziarie oppure all’insicurezza, che sono dilagate con la crisi del COVID-19 e la minaccia terroristica. Realizzare un’inchiesta giornalistica in questa sotto-regione non è da tutti”.
Questa sfida è stata raccolta dalla Cellula Norbert Zongo per il giornalismo investigativo in Africa occidentale (CENOZO) che, nell’ambito del progetto dell’UNESCO, ha appoggiato 24 giornalisti africani a produrre inchieste giornalistiche in lingua locale”. Una prima assoluta nella sottoregione, “che ha consentito ai media coinvolti di raggiungere un’audience molto ampia e avere un impatto nella realtà”, ha rivelato Arnaud Ouedraogo, coordinatore della CENOZO. Un esempio su tutti: l’inchiesta realizzata dalla giornalista nigeriana, Afolasade Osigwe, per conto della radio di Stato Federal Radio Corporation of Nigeria, su studenti nigeriani rimasti intrappolati in Ucraina dopo lo scoppio della guerra. “Dopo la diffusione, lo Stato è dovuto intervenire annunciando iniziative per sostenere il percorso scolastico nelle università nigeriane degli studenti tornati in patria”.
In Niger, l’Associazione dei giornalisti per la sicurezza e le migrazioni (AJSEM-Niger) ha sostenuto otto redazioni nazionali (TV, radio, stampa) a mettere in piedi dei “desk migrazioni”, con l’obiettivo di promuovere la produzione e la diffusione di contenuti editoriali su tutti gli aspetti che caratterizzano la migrazione in Niger. “Noto per essere al crocevia dei flussi migratori che dall’Africa occidentale proseguono verso il Maghreb e poi l’Europa, il Niger fa rima con migrazione irregolare. Ma la mobilità è un fenomeno antichissimo nel nostro paese, la cui realtà migratoria è molto più complessa di quanto si possa pensa”, ha insistito Abdoul-Razak Idrissa, Presidente dell’AJSEM/Niger, prendendo l’esempio di un reportage realizzato da Bouli Amado per TV Bonferey su persone emigrate in Niger che hanno colto l’opportunità di vendere lampade solari e giochi per bambini, per farsi un piccolo posto al sole.
Dal canto suo, Anna Pozzi, giornalista italiana, esperta di tratta e di migrazioni, ha messo in evidenza l’impatto della pandema di COVID-19 non solo sull’economia, la sanità e il sistema educativo dei paesi africani, ma anche sulle rotte migratorie in Africa occidentale. “Oggi le persone vivono con 1,67 euro al giorno. Un gran numero di persone come le donne, i bambini, le persone anziane, di per sè già vulnerabili prima della crisi, lo sono diventate ancora di più, a tutto vantaggio dei gruppi criminali che gestiscono una molteplicità di traffici, tra cui quello di esseri umani, nella sottoregione. Tra le azioni che possono essere portate avanti dall’informazione ci sono il consolidamento di reti euro-africane, in particolare tra giornalisti dei paesi di origine, di transito e di destinazione dei migranti, e l’accesso a un’informazione plurale e accurata”.
La celebre citazione della scrittrice Chimamanda Ngozi Adichie “La singola storia crea stereotipi, e il problema con gli stereotipi non è che sono falsi, ma che sono incompleti. Fanno diventare una storia l’unica storia”, è quanto mai di attualità. Costruzione di reti tra professionisti della comunicazione tra Europa e Africa, scambi di buone pratiche e produzione di contenuti informativi nelle diverse lingue attraverso supporti offline e online rendono possibile il racconto mediatico della migrazione sotto tutti i suoi aspetti.
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