Di Paola Barretta
In Senegal, come in altri paesi africani, la crisi sanitaria ha accentuato le condizioni di precarietà economica, di intere fasce di popolazione, tra le quali i giovani sono tra i più colpiti. Secondo l’opinione di osservatori nazionali e internazionali, l’assenza di un futuro e la precarietà costituiscono la principale ragione degli scontri e dei disordini.
I disordini iniziati a Dakar pochi giorni fa si sono estesi anche nelle altre regioni e si sono placati l’8 marzo con la liberazione di Ousmane Sonko, leader dell’opposizione e arrestato – ingiustamente secondo una parte della cittadinanza – con l’accusa di minaccia all’ordine pubblico. Il bilancio è di 12 morti e decine di feriti.
Chiediamo a Pape Diaw, attivista italo-senegalese, rappresentante della diaspora senegalese, qual è la situazione ora in Senegal, paese, ricordiamo, tra i più stabili dell’area.
Ho seguito dall’Italia ma in contatto continuo con i connazionali “l’affare Sonko”. L’arresto ha scatenato una rabbia popolare, una frustrazione da parte dei senegalesi che attraversa varie fasce della popolazione. Ho visto le foto di un ragazzo ucciso ieri, ho guardato le scarpe, tutte rovinate, tutte rotte, simbolo di povertà. È la protesta di ragazzi che chiedono politiche giovanili, prospettive e aiuti nell’immediato. Il sindaco di Dakar, dopo la liberazione di Sonko, è intervenuto per invocare la calma, il bilancio comunque resta pesante, è dal 1968 che non si ricordano proteste e morti per gli scontri in Senegal.
Guardando le immagini degli attacchi ai supermercato mi tornano alla memoria le parole del sociologo Renzo Guolo nell’inquadrare la rivolta dei casseurs delle banlieu parigine alla fine degli anni ottanta “gente che arrivava dalle periferie, che andava in piazza, rompendo le vetrine e prendendo tutto ciò che capitava; una generazione che chiedeva un’integrazione attraverso i consumi, del tutto distorta ma dentro a quel sistema, non fuori. Hanno commesso reati, sono stati arrestati e la risposta non poteva essere solo repressiva”. In questo caso, quali potrebbero essere le risposte per i giovani senegalesi?
Quello che è accaduto in Senegal è molto simile a quanto accadeva in quelle periferie, con un’aggravante: la necessità di cibo. Le persone rubavano cibo dai supermercati: i reportage, infatti, ci rimandano immagini di persone che prendono i sacchi di riso per le famiglie. Alcuni giovani raccontano che nelle periferie si nutrono di yogurt, noccioline e poco altro. Povertà e indigenza sono peggiorate in ragione del lockdown e della crisi provocata dall’emergenza Covid-19. Inoltre, negli ultimi anni si è amplificato il divario delle disuguaglianze, una questione sollevata più volte da Sonko, che è stato arrestato con un’accusa molto generica e peraltro con una ipotesi di non luogo a procedere da parte del giudice che aveva per primo valutato il suo fascicolo (prima che passasse a un altro giudice). L’altra questione fondamentale che ha trovato una sintesi nelle proteste è la quantità delle risorse disponibili ora in Senegal (gas e petrolio): vi sono giovani con livelli alti di istruzione che non hanno sbocchi di lavoro; sono stati annunciati investimenti per decine di miliardi ma non si vede ancora una attuazione specifica di piani di investimento per i giovani. La sfida è quella di dare una possibilità ai giovani di crearsi un futuro nel paese, futuro che adesso non è garantito a tutti.
Quali potrebbero essere le scelte per ridurre tale divario?
Tra le posizioni più “scomode” di Sanko, c’è proprio la richiesta di intervenire sulle disparità, in uno degli ultimi interventi, il leader dell’opposizione, anche in ragione della competenza burocratica – Sanko ha ricoperto l’incarico di ispettore del tesoro – ha proposto una differente politica fiscale: i parlamentari, per esempio, così come per altri professionisti di alto livello, pagano circa 3 euro di tasse al mese (su uno stipendio di circa 7 mila euro al mese), mentre i professori di liceo hanno una decurtazione di circa 1/4 dello stipendio. Ecco un settore in cui intervenire.
La foto in evidenza è di Giovanni Pulice