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Guerra, cambiamenti climatici e la questione di genere, sono questi i focus del Festival delle Migrazioni che torna a Torino per la sua quarta edizione dal 27 settembre al 2 ottobre (che vede Articolo 21 liberi di… – Circolo del Piemonte e il settimanale Riforma – Eco delle valli valdesi tra i partner e promotori di cinque eventi in programma) e che anche quest’anno si snoda in vari luoghi della città, tra l’ex Cimitero di San Pietro in Vincoli, la Scuola Holden, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, le sedi di Pastorale Migranti e Valdocco e il Giardino Pellegrino a Borgo Dora.
Ideato e organizzato dalle compagnie teatrali Ama Factory, AlmaTeatro e Tedacà, è stato presentato ieri dai tre direttori: Gabriella Bordin, Beppe Rosso e Simone Schinocca a San Pietro in Vincoli.
Sarà Cecilia Sala (martedi 27 alle 18 presso Valdocco/Sala Sangalli) giornalista e autrice del podcast Stories a inaugurare il Festival e confrontarsi sul tema guerra e informazione con il documentarista e giornalista Davide Demichelis.
Di comunicazione, narrazione e deontologia, percezioni su guerre e migrazioni si parlerà invece giovedì 29 alle 17 presso la Scuola Holden con l’Associazione Carta di Roma insieme a Anna Meli, Paola Barretta, Valerio Cataldi, Stefano Tallia, Francesca Mannocchi e Asmae Dachan (in collegamento video) moderati da Gian Mario Gillio, giornalista di Riforma e portavoce del Circolo Articolo21 Piemonte. Un evento in collaborazione con Riforma e L’Associazione stampa Subalpina.
Emanuele Giordana, inviato di guerra e Raffaele Crocco, direttore dell’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, il giornalista Murat Cinar, Lucia Frigo e Tarek Kierallah coordinati da Silvia Pochettino, giornalista e autrice, tracceranno invece una mappa dei conflitti aperti (e troppo spesso dimenticati) il 30 settembre alle 15, presso la Scuola Holden.
Tanti saranno invece i corrispondenti collegati all’evento previsto sabato 1 ottobre alle 16,30 (Valdocco/Sala Sangalli): Antonella Napoli, Enzo Nucci, Tiziana Ferrario, Nico Piro e Tiziana Ciavardini (per ricordare l’attuale situazione Iraniana) e Giuseppe Giulietti per raccontare la situazione politica di alcuni Paesi in guerra e per cercare di comprendere il fenomeno dei flussi migratori forzati. Sul palco il direttore di Articolo 21 liberi di… Stefano Corradino, musicista e compositore, che presenterà il suo album Note di cronaca https://riforma.it/it/articolo/2022/05/23/note-di-cronaca e le testimonianze dei siriani Muna e Mido Khorzom. Conduce Gian Mario Gillio.
Sara E. Tourn, giornalista di Riforma – Eco delle valli valdesi, dialogherà domenica 2 ottobre presso la Scuola Holden alle 15 con le giornaliste Patrizia Fiocchetti, Antonella Sinopoli e la pastora valdese, Daniela Di Carlo.
Con loro la testimonianza di Sapeda, attivista afghana. Un percorso, tutto al femminile, nei tanti luoghi colpiti conflitti e nei territori postbellici – tra storie di resistenze e pratiche di pace.
Due gli incontri realizzati in collaborazione con Torino Spiritualità, quello con Cecilia Strada e l’ex magistrato e saggista Gherardo Colombo, che dialogano sul prendersi cura degli altri (https://torinospiritualita.org/salvare-la-pelle-degli-altri/) e l’altro con il Comitato Interfedi di Torino guidato da Valentino Castellani con Gianna Pentenero e proposto questa volta dal Festival delle migrazioni sabato 1 ottobre alle 18 all’ex cimitero di San Pietro in Vicoli.
Il teatro si conferma cuore pulsante della kermesse, con un record di spettacoli.
Nella sei giorni, infatti, sono otto le proposte teatrali, con protagonisti interpreti internazionali e tra queste in scena Alberto Boubakar Malanchino con lo spettacolo Sid – Fin qui tutto bene, la storia di un ragazzo annoiato dalla vita che si racconta in un monologo battente mentre si allena in carcere come boxeur; Francesca Farcomeni con il progetto teatrale Radio Ghetto, nato per raccontare in una modalità performativa l’esperienza vissuta all’interno dei ghetti dei braccianti agricoli nel foggiano. Poi Love’s Kamikaze, con una doppia replica, diretto da Mila Moretti e ambientato a Tel Aviv nel 2005, in cui Naomi, ebrea, e Abdul, palestinese, si amano cercando di dimenticare la guerra e nello stesso tempo si confrontano rispetto alle due civiltà di appartenenza e ancora Storie fragili di Olga Kalenichenko con protagonisti bambini russi e ucraini.
E ancora Roberta Biagiarelli con la regia di Simona Gonella in A come Srebrenica.
Evento simbolo della manifestazione è la Cena delle cittadinanze: una lunga tavolata allestita nel cortile di San Pietro in Vincoli dove condividere il cibo portato da casa o i piatti proposti dalle cucine dal mondo presenti al festival.
Spazio anche alla musica con i concerti di Baba Sissoko, artista e compositore del Mali, della giovane cantautrice di origine marocchine Rania Khazour e della reggae band Woolers. Inoltre Chris Obehi, nato in Nigeria nel 1998, condurrà il pubblico in un viaggio intimo nella sua storia, nella sua musica e nelle sue parole, durante un talk in cui il pubblico potrà interagire attraverso la costruzione di una playlist musicale. Al Polo del ‘900 il 28 settembre è prevista la proiezione di No Hard Feelings. Il Festival dialoga con l’arte attraverso la mostra: E coglieremo i saperi delle nostre resistenze alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.
Si tratta della prima personale in Italia della peruviana Daniela Ortiz: dipinti, ricami e installazioni per raccontare le Resistenze delle donne nei luoghi post bellici e coloniali.
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