Di Ilvo Diamanti su La Repubblica
Dallo Ius soli allo Ius scholae. L’immigrazione continua ad essere una questione critica, nella società, nell’opinione pubblica. E, di conseguenza, in politica. In particolare, nei periodi “elettorali”. Com’è avvenuto fra il 2017 e il 2019, un biennio segnato da una campagna elettorale permanente. Intorno al voto politico del 2018 e alle Europee dell’anno seguente. Nel 2017, in particolare, il dibattito pubblico si concentrò sul progetto definito Ius soli, che prevede la cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia. Un disegno che venne ritirato nell’autunno, nel corso della campagna elettorale, perché “i promotori”, in particolare il Pd, temevano che potesse erodere i loro consensi. Era, in effetti, divenuto uno degli argomenti più discussi. Condiviso da circa il 70% degli italiani, all’inizio del 2017 (come mostravano le indagini condotte da Demos). Nei mesi seguenti, però, il sostegno sociale allo Ius soli si era ridotto sensibilmente, fino al 52%, verso la fine di settembre.
Va rammentato che questo ripensamento non fu sufficiente a “sospingere” il Centro-Sinistra. Che, nel marzo 2018, perse le elezioni, caratterizzate, anzitutto, dal voto di protesta, interpretato dal M5s. E dalla Lega di Salvini, che, alle Europee dell’anno seguente, arrivò al 33%.
La questione si ripropone in questa fase pre-elettorale, sintetizzata e rappresentata, in questo caso, non più dallo Ius soli, ma dallo Ius scholae. Che prevede di concedere la cittadinanza ai figli di immigrati nati o arrivati in Italia prima dei 12 anni, che abbiano completato un percorso scolastico. Il progetto ha diviso (o meglio, spaccato) la maggioranza (quasi) “totale” del governo Draghi, segnando il distacco tra Lega e FdI (unico partito in opposizione), da una parte, e il Pd, (ancora) insieme al M5s, dall’altra. Va sottolineano che il consenso verso lo Ius scholae appare largamente maggioritario e coinvolge circa i due terzi degli italiani. Come verso lo Ius soli nei primi mesi del 2017, quando la campagna elettorale non si era ancora aperta (e accesa). Per questo conviene valutare il rischio che si ripropongano le tendenze emerse nel 2017.
Evitando di inseguire le “paure” per inseguire il consenso dei cittadini. le indicazioni fornite dalle indagine demoscopiche, comprese quelle condotte da Demos per Repubblica, infatti, convergono nel sottolineare come la questione migratoria e, soprattutto, lo Ius scholae, non concentrino l’attenzione degli elettori. Certo, in entrambi i casi le divergenze politiche appaiono chiare. Come in passato. Nei confronti dell’accoglienza, soprattutto. Che evidenzia un grado di consensi prossimo all’80%, fra gli elettori del Pd. E ampiamente maggioritario anche nella base del M5s. Molto limitato, al contrario, fra chi vota Forza Italia (31%) e soprattutto FdI e Lega.
Tuttavia, se rivediamo i risultati del sondaggio condotto per l’Atlante Politico (e pubblicato su Repubblica) in agosto, appare chiaro come la graduatoria delle paure, fra gli italiani, abbia un segno molto diverso. Quasi divergente. Oggi, a preoccupare i cittadini sono, anzitutto, l’aumento dei prezzi, la recessione economica, le tasse, la disoccupazione, il degrado ambientale. I rischi della crisi dopo il Covid e in clima di guerra. Mentre l’immigrazione è indicata come un problema prioritario da una frazione minima. Il 4%.
Le opinioni dei cittadini, rispetto allo Ius scholae, mostrano un profilo politico analogo. Ma differenze molto meno ampie. E meno “coerenti”. Sul piano politico. L’adesione degli elettori al progetto è, infatti, pressoché unanime, presso la base del Pd, ma appare largamente maggioritaria anche fra chi vota per il M5s. E soprattutto per Forza Italia. In entrambi i casi, il progetto dello Ius scholae è condiviso da oltre i tre quarti della base. Mentre scivola (molto) sotto alla maggioranza fra gli elettori dei FdI e della Lega. Che formano il vero asse del sentimento di Centro-Destra. Spostato decisamente a destra.
E’ interessante osservare come le ragioni politiche (più o meno “ragionevoli”) costituiscano le principali, se non uniche, spiegazioni del giudizio in merito allo Ius scholae. Tutte le altre distinzioni (di genere, età, professione) non distinguono. In nessun caso, infatti, emerge un orientamento apertamente contrario. A conferma che l’integrazione non è solo un valore ma una prospettiva largamente condivisa. Così, fra gli italiani, è cresciuta la consapevolezza di vivere un Paese sempre più vecchio e in continuo calo demografico. Per questo occorre investire sui giovani e sulla scuola. Perché i giovani sono il nostro futuro, che si forma nella scuola.
L’accoglienza e lo Ius scholae, quindi, più che un “diritto”, sono una “necessità” da governare in modo adeguato. Per costruire un futuro. A tutti noi.
Nota metodologica
Sondaggi è realizzato da Demos & Pi per La Repubblica. Rilevazione condotta nei giorni 29 luglio – 2 agosto 2022 da Demetra con tecnica Cawi. Il campione nazionale intervistato (N=1.000, inviti 1.643) è rappresentativo per i caratteri socio-demografici e la distribuzione territoriale della popolazione italiana di età superiore ai 18 anni (margine di errore 3,1%). Documentazione completa su www.sondaggi politicoelettorali.it
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