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La Libia non è un porto sicuro: OIM e UNHCR condannano duramente l’attacco al centro di detenzione per migranti di Tajoura

OIM e UNHCR hanno chiesto un’indagine indipendente per identificare i responsabili dell’attacco sul centro detenzione per migranti. Preoccupazione per i migranti soccorsi in mare e riportati in Libia

Comunicato stampa

Lo spaventoso bilancio di vittime e di feriti causato dall’attacco di martedì notte al centro di detenzione di Tajoura nella zona est di Tripoli conferma in modo drammatico le preoccupazioni più volte espresse dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) per le condizioni di sicurezza di migranti e rifugiati rinchiusi nei centri di detenzione Libici. 

Quest’ultimo attacco evidenzia quanto più volte dichiarato da OIM e UNHCR in merito ai pericoli cui vengono sottoposti i migranti e i rifugiati intercettati o soccorsi nel Mediterraneo e riportati in Libia.

Le due organizzazioni condannano duramente questo e qualsiasi altro attacco contro i civili. Chiediamo ancora una volta che migranti e rifugiati non siano più mandati in detenzioni arbitraria e ci appelliamo affinché vengano garantite loro sicurezza e protezione in Libia.

Certamente una condanna non basta.  L’OIM e l’UNHCR ritengono necessario l’avvio di un’indagine indipendente per determinare come tutto questo sia potuto accadere e chi siano i responsabili. Le coordinate geografiche dei centri di detenzione di Tripoli sono ben note alle milizie, così come era risaputo che nel centro di Tajoura fossero trattenuti civili.

A Tajoura erano detenuti almeno 600 tra migranti e rifugiati – inclusi donne e bambini. Il numero dei feriti non è ancora certo e ci aspettiamo che il bilancio finale delle vittime sarà destinato a crescere in modo notevole.

Sono circa 3.300 i migranti e i rifugiati arbitrariamente detenuti dentro e fuori Tripoli in condizioni che non possono che essere definite disumane. Con l’intensificarsi dei combattimenti migranti e rifugiati corrono pericoli sempre maggiori.Questi centri devono essere chiusi.

Stiamo facendo del nostro meglio per aiutare: OIM e UNHCR hanno inviato i loro team medici, mentre un team di inter-agenzie delle Nazioni Unite è in attesa di autorizzazioni per visitare l’area. Ricordiamo a entrambe le parti del conflitto che i civili non sono un target e il loro status è garantito sia dalla Convenzione di Ginevra che dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Il conflitto che sta interessando la capitale libica ha costretto quasi 100.000 libici a lasciare le loro case. l’UNHCR insieme all’OIM e ad altri partner hanno assicurato la ricollocazione di circa 1.500 rifugiati dai centri di detenzione verso aree più sicure. Il programma di Ritorno Volontario Umanitario dell’OIM ha invece assistito circa 5.000 migranti vulnerabili nelle procedure di ritorno verso 30 paesi tra Africa e Asia.

L’OIM e l’UNHCR sottolineano l’urgenza di una condanna totale del sistema ONU sia nei confronti di questo attacco sia nei confronti della pratica della detenzione arbitraria in Libia.

Ci appelliamo alla comunità internazionale affinché migranti e rifugiati vengano evacuati dalla Libia tramite corridoi umanitari. Per il bene della Libia, ci auguriamo che gli Stati che esercitano maggiore influenza nell’area duplichino i loro sforzi affinché si giunga a una soluzione che metta la parola fine a questo terribile conflitto.

 

Per maggiori informazioni:

Flavio Di Giacomo, Uffcio di Coordinamento OIM per il Mediterraneo +39 06 44 186 240/207 Email: fdigiacomo@iom.int

Safa Msehli, OIM Libia +21622241842  smsehli@iom.int

A Ginevra: Lenard Doyle, +41792857123  Email: ldoyle@iom.int  o Joel Millman at +41791038720 Email: jmillman@iom.int

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