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La Polonia ha iniziato i lavori per erigere il muro anti-profughi al confine con la Bielorussia. Un’opera che l’opposizione attacca, definendola senza mezzi termini «il muro della vergogna».
Ad annunciare l’avvio del cantiere è stata la Guardia di frontiera: si tratta della barriera che il governo di Varsavia vuole alzare per proteggere il Paese dall’ondata di profughi usati come un’arma dal dittatore Aleksander Lukashenko. Un flusso di uomini, donne e bambini che, a piedi, sognano di raggiungere l’Europa, attraversando boschi, paludi e il fiume che separa i due Stati, sfidando in questi mesi anche il gelo.
L’esecutivo di Morawiecki ha stanziato investimenti senza precedenti per blindare 186 chilometri di frontiera a un costo enorme: 1,6 miliardi di zloty, pari a oltre 350 milioni di euro. Ma il governo è finito nel mirino delle opposizioni che lo accusano di rendere la Polonia un simbolo della mancanza di solidarietà con i migranti in arrivo dalle zone più disastrate del mondo.
La frontiera fra Polonia e Bielorussia è lunga 418 chilometri, 171 dei quali costeggiati dal fiume Bug, mentre 67 chilometri passano attraverso paludi. Il muro sarà costruito solo sulla terra ferma, ha spiegato Anna Michalska, la portavoce della Guardia di frontiera, aggiungendo che l’impatto di quest’iniziativa sull’ambiente dovrebbe essere minimo.
Non sono d’accordo però scienziati e ambientalisti legati alla Foresta di Bielowieza, che si trova esattamente sul confine e che dovrebbe ora essere divisa dal muro. È una riserva unica, popolata da bisonti e altri animali: 152 mila chilometri quadrati, 62 mila dei quali appartengono alla Polonia. Fra i vari timori, anche quello che un intervento del genere possa far cancellare la Foresta dall’elenco dei patrimoni dell’Unesco.
La costruzione del muro, stando all’opposizione, non si giustifica peraltro di fronte a numeri vanno via via diminuendo: oggi sono stati 17 i profughi che hanno cercato di attraversare il confine, ieri 20, due giorni fa 6.
Per l’europarlamentare Pietro Bartolo, che alcune settimane fa ha visitato le zone al confine polacco-bielorusso, Varsavia «volta le spalle ai valori fondanti dell’Europa». «Spero in una nuova Norimberga per tutti coloro che hanno permesso la morte dei profughi», ha detto alla Gazeta Wyborcza, ricordando le decine di persone decedute per il freddo, la fame o lo sfinimento di fronte ai respingimenti alla frontiera.
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