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Migration pact, di cosa si tratta e in cosa consiste

È stato presentato ieri, 23 settembre, il nuovo patto il nuovo Patto europeo per le migrazioni e l’asilo, quali sono i punti chiave?

All’indomani della presentazione del nuovo Patto europeo per le migrazioni e l’asilo sono già numerosi gli aspetti da dibattere e i dubbi sulla sua implementazione e criticità.

Scrive Annalisa Camilli su Internazionale

Il nuovo sistema prevede che uno stato dell’Unione europea possa chiedere l’intervento della Commissione per tre motivi: pressione migratoria o previsione di una pressione migratoria, crisi migratoria grave o sbarco di persone soccorse in mare. A quel punto la Commissione avrà l’obbligo di intervenire in sostegno del governo che ha chiesto aiuto. Ma i 27 paesi dell’Unione avranno la possibilità di scegliere come intervenire: potranno offrire accoglienza a un certo numero di richiedenti asilo arrivati nel paese di frontiera oppure potranno aderire a quello che è stato definito un programma di “return sponsorship” (sponsorizzazione dei rimpatri), finanziando cioè i rimpatri che saranno operati dal paese di frontiera.

Il nuovo sistema prevede inoltre che i paesi di frontiera adottino delle procedure rapide per l’esame della richiesta di asilo e che stabiliscano al massimo in cinque giorni chi ha diritto a chiedere asilo e chi invece debba essere rimpatriato. Questo implicherà l’adozione di liste di paesi terzi considerati sicuri (che al momento non sono omogenee in Europa) e che i migranti che provengono da determinati paesi non siano ammessi alla procedura di asilo, ma siano velocemente identificati come “rimpatriabili”. La procedura per la richiesta di asilo non potrà durare più di 12 settimane.

È un documento estremamente vago, l’unica cosa chiara è l’enfasi sulla collaborazione con i paesi terzi per impedire l’arrivo o per favorire i rimpatri e il carico maggiore sui paesi di frontiera che dovranno adottare nuove procedure”, commenta Gianfranco Schiavone dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi). Sulla prima pagina del quotidiano francese Libération la condanna è ancora più netta: “L’Europa sprofonda nella vergogna”.

Ribadisce il cambiamento rispetto al principio di solidarietà anche l’agenzia di stampa Dire, sottolineando come il ricollocamento dei richiedenti asilo non sarà obbligatorio, e riportando quanto dichiarato da Euromed Rights:

Attraverso il Patto per le migrazioni e l’asilo proposto dalla Commissione europea, l’Ue diventa la principale ‘agenzia di viaggi di ritorno’ per migranti e rifugiati del Mediterraneo“. Lo denuncia Euromed Rights, una rete impegnata nel monitoraggio dei diritti umani nell’area euro-mediterranea.

In una nota, giunta a poche ore dalla presentazione a Bruxelles della presidente Ursula vin der Leyen, Euromed Rights si dice “fortemente preoccupata perche’ questo patto potrebbe peggiorare la situazione” di migranti, richiedenti asilo e rifugiati “per almeno tre ragioni”. Anzitutto la rete di attivisti evidenzia che il nuovo sistema si concentrerebbe “in modo ossessivo sul sistema delle ‘sponsorizzazione’”. Euromed Rights denuncia: “Stati membri come Austria, Polonia, Ungheria o Repubblica Ceca – che si rifiutano di accogliere i rifugiati – potranno ‘sponsorizzare’ e occuparsi dei rimpatri verso i Paesi di origine. Invece di favorire l’integrazione il Patto
abbraccia la politica basata sul rimpatrio ad ogni costo, anche quando i richiedenti asilo potrebbero essere soggetti a discriminazione, persecuzione e tortura nel loro Paese di ritorno. A oggi non ci sono meccanismi per monitorare cosa succede ai migranti e ai rifugiati che vengono deportati”.

Il secondo punto dolente della proposta della Commissione Ue riguarda “il rafforzamento dell’esternalizzazione della gestione delle frontiere” perche’, secondo Euromed Rights, “l’Ue rafforza la cooperazione con i Paesi terzi chiedendo loro di sigillare i propri confini e impedire alle persone di andarsene. Questa cooperazione e’ soggetta all’imposizione di condizioni da parte dell’Ue”.

Diverse sono le fonti e le forti perplessità riportate da Eleonora Camilli su Redattore sociale

“E’ un piano che ripropone vecchie politiche, che si sono già rivelate fallimentari. In aggiunta c’è una vera e propria ossessione per le riammissioni. Il concetto di solidarietà non è verso i migranti e i rifugiati, ma tra gli Stati – sottolinea Sara Prestianni, responsabile Immigrazione e Asilo per EuroMed Rights -. Nella proposta non si tiene conto dell’aumento delle violazioni dei diritti umani e dei respingimenti. Si punta a una chiusura ancora più rafforzata della dimensione esterna, in continuità con l’agenda europea sulla migrazione, e della possibilità di accesso alla procedura di asilo. Nessuno stato può essere considerato sicuro a priori, la richiesta va fatta a partire dalle storie personali. L’accelerazione sui  tempi aumenta il rischio di violare il diritto alla protezione. C’è una chiara disumanizzazione dei migranti e rifugiati, considerati come pacchi da smistare”. 

[…]Per Oxfam il progetto di riforma del sistema di asilo presentato oggi dalla Commissione europea, rappresenta un nuovo passo falso nella direzione sbagliata. “Attendiamo da molti anni una riforma europea del sistema di asilo che, in linea con il diritto internazionale, sia in grado di garantire sicurezza e protezione a chi fugge in Europa da guerre e persecuzioni o dall’impatto devastante del cambiamento climatico, che sempre più genera miseria e carestie in gran parte dell’Africa –  sottolinea Paolo Pezzati, policy advisor per la crisi migratoria di Oxfam Italia – Tuttavia, sebbene sia positivo il tentativo della Commissione europea di raggiungere un’intesa tra gli Stati membri per produrre un cambiamento significativo, siamo di fronte ancora una volta ad un visione puramente securitaria e di corto respiro. Nel tentativo di trovare un compromesso, infatti, è prevalsa la linea di quei Paesi che hanno come unico obiettivo, la riduzione del numero di persone a cui concedere protezione e una vita dignitosa in Europa”.

Duro il commento anche di Filippo Miraglia di Arci: “Si tratta,  ancora una volta, di una guerra contro l’immigrazione, che continua ad essere considerata, da Commissione e governi, un nemico dell’Ue da cui difendersi, un pericolo contro il quale organizzarsi, anche a costo di cancellare i principi del diritto internazionale ed europeo e quelli delle costituzioni dei Paesi membri – afferma -. Questa proposta somiglia, più che ad una casa a tre piani, come ha dichiarato la Presidente Ursula von der Leyen, alla solita fortezza”.

In particolare, per Miraglia la previsione di 5 giorni per l’identificazione e di 12 settimane per chiudere la procedura è del tutto irrealistica e punta a ridurre ancora di più lo spazio del diritto d’asilo in Europa. “Considerando che dall’inizio dell’anno, secondo Eurostat, sono circa 247mila le richieste d’asilo presentate nell’Unione e 676mila nel 2019, l’Europa si conferma una delle aree geografiche del mondo meno investite dai flussi straordinari di persone in fuga dalle loro case (80 milioni nel 2019 secondo Hcr), questo nuovo Patto conferma la scelta ideologica e cinica di impedire a poche migliaia di persone di chiedere asilo ai governi dell’Ue, ottenendo l’accoglienza prevista nelle Direttive europee”.

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