Si è svolto ieri, giovedì 13 ottobre, il convegno “Odio online. Caratteristiche e strumenti di risposta” organizzato all’Università Cattolica di Milano dal Centro di Ricerca sulle Relazioni Interculturali, in collaborazione con l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), con l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad) e con la Coordinatrice Nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, Associazione Carta di Roma ed Istituto Ricerca Sociale (IRS).
Oltre 400 operatori delle Forze dell’Ordine, della Pubblica Amministrazione e altri professionisti hanno partecipato al convegno volto all’approfondimento e al contrasto del fenomeno dell’odio on- line e degli incidenti e dei reati a sfondo discriminatorio generati dallo stesso.
Milena Santerini, Coordinatrice Nazionale per la lotta contro l’antisemitismo per la Presidenza del Consiglio dei Ministri, è intervenuta sottolineando come «l’antisemitismo è cambiato: non è più solo odio per l’eliminazione delle persone ebree e del mondo ebraico, che rimane ma in forma più rara; invece, sono molto più diffuse altre forme che incitano, sostengono e giustificano aggressioni e crimini nei confronti degli ebrei».
L’attualità della tematica hate speech è sottolineata anche da Mattia Peradotto, direttore Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – UNAR: «vista la crescente diffusione di discorsi di incita- mento all’odio nella comunicazione on line e nei social. Come affrontare e reagire alla diffusione di offese, ingiurie e discriminazioni è una sfida fondamentale anche per le forze dell’ordine che, grazie al progetto REASON – REAct in the Struggle against ONline hate speech, possono avere uno sguardo di approfondimento e formazione mirato alle sfide dell’oggi».
Complessità ribadita anche da Roberto Bortone, UNAR, coordinatore progetto REASON, «l’odio online è un tema multidisciplinare e ampio, oggi si assiste ad una evoluzione del discorso d’odio».
Stefano Pasta, ricercatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e autore di “Razzismi 2.0. Analisi socio-educativa dell’odio online”, sottolinea come «l’approccio educativo per prevenire e contrastare l’hate speech e quello sanzionatorio di fronte alle manifestazioni più acute non vanno visti come alternativi e rivali. Occorre un’alleanza tra figure professionali diverse». Pasta, riprendendo quanto trattato nel suo libro, ha sottolineato «le caratteristiche dell’ambiente digitale che facilitano le fiammate di odio, la propagazione dell’hate speech e la disinibizione tossica, dall’analfabetismo emo- tivo al ruolo dei meme. Si assiste a quello che è chiamato “effetto margine”: l’opinione più estrema e radicale acquisisce visibilità nella sfera pubblica, acquisendo un senso di legittimità, e ridefinendo i contorni del campo discorsivo, spostandolo sempre più verso l’esterno, verso il margine. Così l’indi- cibile diventa dicibile».
Ivano Gabrielli, Primo Dirigente della Polizia di Stato, Direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, specifica come le parole d’odio possano partire «sia da parte di gruppi più o meno organizzati, composti da soggetti che neanche si conoscono ma sono uniti da ideologie comuni, che da persone singole che hanno un loro percorso di radicalizzazione personale, oppure ancora da autori di cyberbullismo con effetti di viralità e turbamento della vita sociale e infine persone che assumono un atteggiamento vessatorio».
«Contro la propaganda e il ruolo di gruppi che agiscono per la diffusione di discriminazione è cruciale la collaborazione tra istituzioni e reparti investigativi», così ha affermato Agostino Scala, Tenente Colonnello dell’Arma dei Carabinieri, Comandante del Gruppo Carabinieri di Milano.
Elisabetta Mancini, Primo Dirigente della Polizia di Stato, Capo ufficio di staff del Vicedirettore Generale della Pubblica Sicurezza, ribadisce che «solo chi è stato vittima di un’aggressione verbale può sapere quanto possano far male parole di umiliazione, insulto, denigrazione con conseguenze talvolta drammatiche. Quello che cerchiamo di trasmettere ai nostri operatori nelle attività di formazione è che la capacità di ripresa e resilienza della vittima dipende anche dalla qualità dell’approccio dell’operatore di polizia il cui ruolo è decisivo».
Paola Barretta, portavoce dell’Associazione Carta di Roma, evidenzia come «la correttezza dell’informazione, la moderazione online e la scelta di impiegare immagini e parole accurate sono gli strumenti di intervento nella circolazione dei discorsi discriminatori e di istigazione all’odio. È responsabilità di chi fa informazione, giornalisti e addetti stampa delle Forze dell’ordine e delle amministrazioni inserire la pertinenza della nazionalità nei titoli e negli articoli solo quando è indispensabile per la comprensione della notizia».
Durante il suo intervento Federico Faloppa, coordinatore Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio ha presentato l’attività e le iniziative della rete per il contrasto ai discorsi e fenomeni d’odio sottolineando l’importanza dei monitoraggi e della ricerca per poter comprendere il fenomeno nelle sue sfaccettature. Prosegue Faloppa «c’è la necessità di fare rete anche a livello locale per cercare di monitorare il fenomeno e costruire percorsi di formazione multidisciplinari per le forze ordine e per chiunque operi su territorio. Allo stesso modo i media locali sono fondamentali per provare anche a costruire delle contronarrazioni per il contrasto e la prevenzione dei discorsi d’odio».
Analizzando i dati relativi alle aggressioni tra 2021 e 2022, Stefano Delfini, Dirigente Superiore della Polizia di Stato, Direttore del Servizio Analisi Criminale, ribadisce che «è aumentato il numero di aggressioni contro giornalisti e amministratori locali nel corso del 2021, soprattutto in connessione ad aggressioni collegate a no vax e a situazioni di polarizzazioni nel corpo sociale. Nel primo semestre del 2022, invece, si è registrato un calo dei casi; tuttavia, si è in attesa dei dati relativi al secondo semestre. Il Dipartimento sta lavorando in modo integrato anche con il Ministero della Salute proprio per avere uno sguardo sulla realtà delle aggressioni in ambito socio-sanitario, incrociando le variabili di genere con quelle razziali e quelle dell’antisemitismo».
Il prefetto Vittorio Rizzi, vice direttore generale della Pubblica Sicurezza, presidente Oscad (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori) rileva come «l’odio on line sia un fenomeno in cui vi sono eventi virtuali ma le vittime sono tragicamente reali – Rizzi ha spiegato in videocollegamento ipotizzando che – solo una cessione di sovranità da parte di tuti gli Stati, nell’ottica di una maggiore sicurezza sulla rete e di una maggior tempestività di interventi potrebbe costituire un argine efficace a un fenomeno difficilmente contenibile per le caratteristiche stesse delle rete».
L’elemento di dialogo e network risulta essenziale anche per Gabriele Guazzo, ricercatore Fondazione Cittalia, ANCI, che evidenza come «è importante potenziare il dialogo tra le amministrazioni comunali e le scuole. Gli ultimi dati disponibili sottolineano che è fondamentale il ruolo della scuola per informare e rendere consapevoli i giovani sull’utilizzo dei social. È stato fondamentale l’inserimento dell’educazione civica come materia nelle scuole primarie e secondarie, ma ora è utile inserire in quei percorsi – come previsto dalla legge – anche la questione dei diritti legati all’inclusione e all’educazione digitale. È fondamentale partire dalle scuole per potenziare il più possibile la consapevolezza».
Il convegno ha offerto contenuti ed esperienze relativi alla diffusione del discorso dell’odio online, le sue caratteristiche e alle problematiche che interessano le Forze dell’ordine e le Pubbliche amministrazioni. Nell’incontro sono state presentate le tematiche relative alla definizione e alle caratteristiche specifiche dell’hate speech, e i principali documenti europei sull’argomento. Come caso specifico è stato affrontato il tema dell’antisemitismo, sulla base della Strategia nazionale di lotta contro l’antisemitismo della Presidenza del Consiglio.
L’incontro ha visto numerosi interventi e si è inserito nel contesto di un più ampio aggiornamento permanente. A portare un contributo, moderati da Miriam Pasqui, il direttore dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali Mattia Peradotto; Elisabetta Mancini, primo dirigente della Polizia di Stato e capo ufficio di staff del vicedirettore generale; Ivano Gabrielli, primo dirigente della Polizia di Stato, direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni; il prefetto Vittorio Rizzi, vice- direttore generale della Pubblica Sicurezza e presidente di Oscad; Agostino Scala, tenente colonnello dell’Arma dei Carabinieri; Stefano Delfini, dirigente superiore della Polizia di Stato; Federico Fa- loppa, coordinatore della rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio; Stefano Pasta, autore di Razzismi 2.0 Analisi socio-educativa dell’odio online; Roberto Bortone, coordinatore del progetto Reason; Paola Barretta, portavoce dell’associazione Carta di Roma; Gabriele Guazzo, ricercatore della Fondazione Cittalia.
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Paola Barretta
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