Di Paola Barretta di Associazione Carta di Roma
Giunti alla undicesima edizione del Premio Roberto Morrione, constatiamo quanto sia cruciale sostenere un giornalismo di qualità, che vede protagonisti i giovani under 30. “L’originalità del Premio Morrione non si esaurisce nella realizzazione delle inchieste e nella loro premiazione finale, che diventa anche momento di incontro e confronto sui temi d’attualità professionale”, afferma Giovanni Celsi, Presidente dell’Associazione Premio Roberto Morrione.
Il Premio si inserisce in un momento storico in cui il tema della qualità dell’informazione è quanto mai di attualità. “L’edizione del 2022 dell’Indice mondiale della libertà di stampa di Reporter sans frontières (RSF) mostra che il principale vaccino contro il virus della disinformazione, ovvero il giornalismo, è totalmente o parzialmente bloccato nel 73% dei Paesi valutati da RSF”.
L’indice complessivo sulla libertà di stampa rimane inferiore del 12% rispetto a quando è stato creato nel 2013, in calo anche rispetto al dato del 2020. Un peggioramento che riguarda tutte le aree del mondo, comprese quelle in cui le regole e principi democratici proteggono e incentivano la libertà di informazione e di espressione.
Come ha affermato Valerio Cataldi, Presidente della Associazione Carta di Roma, “il giornalismo investigativo – che ogni tanto fa tremare i muri e che ha continuamente bisogno di essere difeso – è una delle poche o una delle pochissime realtà , in grado di sostenere economicamente e promuovere la costruzione di nuove generazioni di giornalisti di inchiesta, “i discesisti che arrivano dritti al fondo” come da definizione di Morrione” (https://www.premiorobertomorrione.it/news/dieci-anni-del-premio-morrione-il-16-maggio-presentazione-della-ricerca-a-torin/ ). Una realtà fondamentale che contribuisce a sostenere la nostra democrazia attraverso la libertà di stampa.
Anche l’undicesima edizione, in piena continuità con i dieci anni precedenti, mantiene un’ampia copertura dei temi: dall’ambiente al lavoro, dalle infiltrazioni della criminalità organizzata in diversi settori (nella gestione dei fondi europei per l’agricoltura) all’inquinamento ambientale e alle conseguenze sulla salute.
Se guardiamo all’agenda dell’informazione dei telegiornali del prime time delle 7 reti generaliste – ancora oggi principale fonte dell’informazione per 7 italiani su 10 – rileviamo che alcuni temi delle inchieste sono marginali o del tutto assenti: i danni alla salute di inquinamento prodotto dalle aziende (il caso della contaminazione delle falde acquifere e dei terreni a Spinetta Marengo e l’impennata di casi di tumore, nel podcast “Sotto gli occhi di tutti”) è pressoché assente.
Si tematizza la criminalità organizzata, spesso in relazione ai fatti di sangue – del 9% di attenzione alla criminalità nel suo complesso, il 4% concerne specificatamente i reati compiuti dalle associazioni criminali – si parla meno delle infiltrazioni mafiose nei territori e dei legami con le istituzioni (oggetto dell’inchiesta “Ipossia montana”). O ancora le condizioni delle persone migranti e richiedenti asilo nei CPR, i centri di permanenza per il rimpatrio, “prigioni, siamo nelle gabbie, trattati come animali senza sapere quando usciamo”. Un tema quello delle migrazioni al centro del dibattito ma con la voce dei protagonisti che rimane sullo sfondo – 6% di voce diretta delle persone migranti e rifugiate nei servizi sulle migrazioni, 0,6% sul complessivo dell’agenda – soprattutto in relazione a eventi e contesti differenti dalla cronaca dei flussi migratori.
Lo stesso per lo sguardo sull’estero: dai rapporti della Cina con associazioni e istituzioni italiane alle strategie di imprese italiane ed europee (al centro dell’inchiesta multimediale “Scatole cinesi”) per aggirare l’embargo con regimi non democratici, come il caso dell’esportazione dal Myanmar di gemme preziose e teak, il legno utilizzato nella nautica, (nell’inchiesta “Colpo di lusso”)
Inchieste che hanno il pregio di accendere i riflettori su questioni cruciali per la società, e che proprio per questa ragione, si auspica possano trovare sempre più spazio nell’informazione mainstream.