L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom ) ha approvato il regolamento di contrasto alle espressioni d’odio in televisione, sui social, alla radio e sulla stampa.
Gli editori di tutte le trasmissioni, incluse quelle di intrattenimento, non dovranno utilizzare espressioni di odio che incoraggino alla violenza e all’intolleranza, e dovranno evitare di partire da un singolo episodio di cronaca per arrivare a pericolose generalizzazioni non sostenute da dati o statistiche attendibili.
Lo stesso dovranno fare di direttori di testate e/o di piattaforme web.
Queste parole – spiega l’Autorità a Repubblica – prendono di mira bersagli specifici (come le donne, gli omosessuali, i meridionali, gli immigrati, i rom, le persone di colore, i musulmani). E fanno leva su stereotipi e luoghi comuni, del tipo “è noto che gli stranieri portano qui da noi le malattie”, “che rubano in casa o i nostri posti di lavoro”; che le donne “certe cose se le cercano”.
Per le violazioni più gravi sono previste multe dal 2 al 5% del fatturato.
Inoltre, gli editori televisivi, ma in particolare la RAI, dovranno dedicare spazio al tema dell’inclusione sociale, della diversità e dei diritti all’interno delle trasmissioni e dei telegiornali.
In questa occasione, l’Agcom ha lanciato la campagna istituzionale #stophatespeech con questo spot pubblicitario. Il messaggio che vogliono promuovere è semplice: “Ci sono tante parole, scegliamo quelle giuste”.
Paola Barretta
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