Su Rete Nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio
La notizia è stata lanciata giovedì 10 marzo dall’agenzia Reuters: la piattaforma Meta permetterà agli utenti e alle utenti di Facebook e di Instragram di pubblicare contenuti che invochino alla violenza e all’odio nei confronti dei russi e dei militari russi. La conferma arriverebbe dalla stessa Meta. “In conseguenza all’invasione russa dell’Ucraina – ha detto a Reuters un portavoce della piattaforma – abbiamo temporaneamente concesso delle deroghe per la pubblicazione di contenuti politici che normalmente violerebbero le nostre regole di violent speech quali “morte agli invasori russi”.
Secondo la stessa fonte, il portavoce avrebbe anche aggiunto che non sarà comunque consentita la pubblicazione di contenuti violenti e di istigazione all’odio rivolti ai civili russi. Ma la comunicazione interna inviata dall’azienda alle sue centinaia di moderatori e moderatrici, diffusa dalla Reuters è più ambigua, laddove viene chiesto di non intervenire su messaggio rivolti a “soldati russi” (ad eccezione dei prigionieri di guerra) e a “russi” in generale, “quando sia chiaro che il contesto del messaggio è quello dell’invasione in Ucraina”. Nella circolare interna, si chiede anche di non rimuovere eventuali elogi al battaglione Azov, finora considerati materiale illecito e di propaganda per idee e simboli nazisti.
Questo ‘temporaneo’ cambio di policy è stato immediatamente applicato non solo in Ucraina, ma anche in Armenia, Azerbaijan, Estonia, Georgia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Russia, Slovacchia e Ungheria. E introduce di fatto una nuova fattispecie di discorso d’odio, quello a geografia variabile: Meta autorizza temporaneamente la circolazione di messaggi d’odio nei confronti dei russi in Polonia o in Lituania e non, ad esempio, in Italia, subordinando le sue linee di indirizzo alla valutazione degli equilibri geo-politici a discapito di criteri generali e oggettivi.
La Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio segnala con grandissima preoccupazione come, tra gli effetti collaterali del conflitto, questa nuova policy di Meta, se confermata, andrebbe in direzione contraria rispetto a tutti gli sforzi fatti negli ultimi anni a tutti i livelli istituzionali – dal Consiglio d’Europa all’Onu e al Parlamento Europeo – per chiedere alla piattaforme di dotarsi di community standard rigorose, di responsabilizzarsi nei confronti della circolazione di contenuti d’odio, e di lavorare sempre più efficacemente per la loro moderazione e rimozione. Questo cambio di rotta normalizza l’hate speech di e tra utenti, rende transitorie raccomandazioni e pratiche necessarie ad impedire l’imbarbarimento della comunicazione e dell’interazione via social, e irresponsabilmente faciliterà ancora di più la diffusione di odio in un contesto già drammaticamente violento.
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