Tre casi in poche ore di aggressioni su web e social ad altrettante giornaliste, destinatarie di insulti sessisti e razzisti per via del loro lavoro. Ad Antonella Napoli, Tea Sisto e Silvia Dipinto la solidarietà della Federazione nazionale della Stampa, della Cpo Fnsi e di Ordine e Assostampa Puglia.
A cura di Fnsi
«Il fenomeno delle minacce ai giornalisti e degli insulti razzisti e sessisti alle giornaliste che “osano” occuparsi dei temi dell’immigrazione e dei fenomeni di intolleranza e di razzismo sta assumendo dimensioni preoccupanti». Il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, commentano così gli ultimi casi di giornaliste diventate bersaglio di commenti su web e social network per il solo fatto da aver svolto il proprio dovere.
«Siamo di fronte – proseguono i vertici della Fnsi – ad una escalation inarrestabile, che nelle ultime ore ha fatto registrare altri tre casi. Tre colleghe, Antonella Napoli, Tea Sisto e Silvia Dipinto, diventate oggetto sui social di insulti e minacce razziste per aver stigmatizzato un manifesto dal contenuto chiaramente razzista di Forza Nuova o per aver intervistato l’imam di Bari, all’interno della moschea, indossando il velo esattamente come tutte le altre donne, comprese le rappresentanti delle istituzioni cittadine che hanno partecipato alla cerimonia religiosa».
Per il sindacato dei giornalisti, «la solidarietà alle colleghe non basta. Occorre andare oltre e uscire una volta per tutte da un malinteso. Quello secondo il quale il web e i social sono i luoghi dell’impunità. Si può essere o no d’accordo sul contento di un articolo, il lavoro giornalistico è sicuramente criticabile, ma gli insulti, le minacce, il linguaggio sessista non hanno niente a che vedere con la libertà di manifestare il proprio pensiero, garantita dall’articolo 21 della Costituzione».
Il segretario Lorusso e il presidente Giulietti esortano i colleghi e le colleghe a denunciare tutti gli episodi di intolleranza nelle sedi competenti. «L’auspicio – concludono – è che siano sanzionati in tempi direttamente proporzionali alla velocità dei mezzi con cui vengono diffusi».
PER APPROFONDIRE
La solidarietà della Cpo Fnsi alla collega Antonella Napoli
«Basta con i seminatori di odio nella rete: è ora di denunciarli». Lo afferma la commissione pari opportunità della Fnsi nell’esprimere solidarietà alla collega Antonella Napoli, attivista dei diritti umani ed esponente di Articolo 21, divenuta oggetto di aggressioni sessiste per avere stigmatizzato su Twitter il razzismo del manifesto anti-immigrati di Forza Nuova ripescato dal repertorio fascista della Repubblica di Salò con l’immagine di un uomo di colore che aggredisce una donna bianca.
«Per un post riflessivo, sull’apprezzamento espresso da tanti, troppi, italiani a un manifesto che istiga all’odio razziale, la collega – prosegue la Cpo Fnsi – ha dovuto subire commenti volgari e offese, fino all’augurio di essere stuprata. Purtroppo un cliché che si ripete con sempre maggior frequenza, intollerabili attacchi alle donne ree di sostenere con forza e coraggio punti di vista sgraditi ai seminatori di odio. Siamo con Antonella e condividiamo la sua decisione di denunciare alla polizia postale, sull’esempio di Laura Boldrini, gli autori dei post di cui è stata vittima. Una violenza inaccettabile che va sempre denunciata».
Attacchi a giornaliste e giornalisti, Ordine e Assostampa Puglia: «Fermare la “rete dell’odio e della violenza»
«A poche ore di distanza dall’aggressione mediatica alla giornalista brindisina Tea Sisto, vittima di un volgare e pesante attacco di stampo sessista e razzista, un’altra collega pugliese, Silvia Dipinto, è finita nel mirino dei leoni da tastiera. Un’altra vittima dei seminatori di odio e di violenza in servizio permanente sul fronte delle minacce e degli insulti ai cronisti, specie di quelli impegnati sui temi dell’immigrazione e del dialogo tra le religioni». È quanto scrivono in una nota congiunta Ordine dei giornalisti e Associazione della Stampa di Puglia.
«Per aver intervistato l’imam di Bari, all’interno della moschea, indossando il velo esattamente come tutte le altre donne, comprese le rappresentanti delle istituzioni cittadine che hanno partecipato alla cerimonia religiosa, la collega Dipinto – spiegano i rappresentanti dei giornalisti pugliesi – è stata violentemente attaccata con espressioni becere, volgari, violente che puntavano a ferirne la dignità umana oltre che professionale. È un atto gravissimo e preoccupante che allarma ma che deve trovare immediate risposte».
Nell’esprimere forte solidarietà alla collega Silvia Dipinto, l’Ordine dei giornalisti e l’Associazione della Stampa della Puglia confermano che saranno al fianco di tutti i colleghi che intenderanno difendersi con tutti i mezzi legali a disposizione: denuncia penale, denuncia alla polizia postale, utilizzo di legali per difendersi sul piano civile. Deve essere chiaro che il web e i social non sono i luoghi dell’impunità.
«Agli operatori dell’informazione – concludono – tocca raccontare i fatti e far circolare idee, seminando rispetto, dialogo, confronto, attenzione alle diversità di opinioni e di opzioni sociali, culturali e religiose.I giornalisti pugliesi non si faranno intimidire e continueranno a narrare il tempo impetuosamente nuovo che attraversa anche la nostra regione, da sempre terra di frontiera e di dialogo, per ribadire l’insostituibile ruolo della libertà di stampa come presidio della democrazia».
Attacco razzista e sessista alla collega Tea Sisto sul web, Ordine e Assostampa chiedono interventi urgenti alle autorità
L’Ordine dei giornalisti e l’Associazione della stampa di Puglia esprimono solidarietà alla collega Tea Sisto che ha ricevuto un pesante e volgare attacco di stampo razzista. «I giornalisti – scrivono in una nota congiunta – si sentono impegnati nel condannare e contrastare il linguaggio che amplificato dalla rete invita alla violenza e semina odio. L’Ordine e l’Assostampa auspicano rapide ed efficaci indagini delle autorità per rintracciare e neutralizzare i propagatori di odio».
Giornalisti: Art.21, scorta mediatica contro odio sul web
«Quello che scrive la nostra Antonella Napoli è la goccia che fa traboccare il vaso e dimostra, ancora una volta, che non è facendo finta di niente che si risolve il problema dell’hate speech». È quanto afferma in una nota la presidente di Articolo 21, Barbara Scaramucci, esprimendo solidarietà alla giornalista, membro dell’ufficio di presidenza di Articolo 21, vittima di un’aggressione sul web per un commento antifascista culminata con l’istigazione allo stupro nei suoi confronti.
«È tempo di difendersi con tutti i mezzi legali a nostra disposizione – prosegue Scaramucci – denuncia penale, denuncia alla polizia postale, utilizzo di legali per difendersi sul piano civile, denuncia mediatica e scorta per i colleghi più esposti: difesa in modo martellante come lo sono gli odiatori del web, giorno per giorno, con tenacia, senza mai tralasciarne uno. Diffondere una diversa cultura delle tecnologie e della rete è indispensabile, iniziare a scuola questo tipo di formazione è ineludibile, tuttavia questi obiettivi richiedono anni di lavoro mentre il cyber bullismo e l’odio stanno trasformando la rete nel più pericoloso strumento in mano alla delinquenza».
Per Scaramucci, «è tempo che, come in altri paesi, vedi l’Inghilterra, si colpiscano i colossi del web, cioè i padroni dei social, nel loro unico interesse, quello di guadagnare. Ma questo devono farlo i governi, i poteri istituzionali. Da parte nostra. denunce a raffica, quindi, e vicinanza visibile e concreta ai tantissimi che, come Antonella, hanno il solo torto di fare bene e correttamente il proprio mestiere!» conclude la presidente di Articolo 21. (Ansa – Roma, 4 settembre 2017)