Su Nigrizia
Un report, il secondo, per mettere in evidenza la situazione dei minori stranieri non accompagni (msna) in Italia e la concretezza di una legge del 2017 creata ad hoc, la legge Zampa. Il Cespi, Centro studi di politica internazionale, con il suo Osservatorio nazionale sui minori stranieri non accompagnati, fa il punto su cosa sia successo, dall’inizio della pandemia, a questi 11.159 ragazzi e ragazze che si trovavano, a novembre del 2021, secondo i dati del ministero del lavoro e delle politiche sociali, sul nostro territorio nazionale.
Lo fa partendo da numeri che fotografano la presenza di oltre 11mila minori, per lo più maschi (97,3%), 17enni (62,9%) provenienti dal Bangladesh (25%), Tunisia (14%), Egitto (14%) e Albania (11%). La piccola percentuale femminile (2,7%) vede le ragazze arrivare per lo più dalla Costa d’Avorio (19,8%) e dall’Eritrea (9,6%). La maggior parte di questa popolazione straniera adolescente è accolta in Sicilia (29,7%), che è seguita da Friuli-Venezia Giulia (9%) e Puglia (8,2%).
Presentata l’entità del fenomeno msna, l’Osservatorio si sofferma sull’analisi di quel che la legge Zampa prevede nero su bianco e quel che invece è la realtà. Sottolineando l’alta ed entusiasta adesione all’indomani della promulgazione della norma, che prevede la figura del tutore volontario per i minori non accompagnati. Alla celere risposta di centinaia di persone, provenienti da ambiti del sociale, associazionismo, educazione, che hanno aderito alla richiesta di questa figura di supporto, non è corrisposta altrettanta rapidità dei tempi burocratici che avrebbero dovuto permettere effettivamente a queste persone di dare inizio al loro percorso di sostegno.
Le selezioni, le nomine, la formazione, l’accompagnamento al percorso di coloro che si erano offerti per il ruolo di tutore non hanno avuto una tempistica/modalità adatta al funzionamento della macchina tutoriale. Davanti a delle disponibilità della società civile non c’è stata una risposta organizzativa di quella governo-amministrativa.
In tutto questo non ha poi giovato l’arrivo della pandemia e le restrizioni per il covid-19. L’Osservatorio Cespi analizza nel dettaglio quali siano stati i contraccolpi su questa tutela volontaria e sulle necessarie relazioni che devono intercorrere tra la persona del tutore e quella del minore straniero. Gli oltre 10mila ragazzi e ragazze si sono infatti trovati chiusi nelle strutture e la maggior parte dei rapporti che avevano è praticamente scomparsa. Così come i corsi dedicati, le uscite occasionali e i momenti di socializzazione al di fuori dei contesti di accoglienza.
Senza contare come la prassi consolidata della quarantena obbligatoria da trascorrere sulle navi, nonostante l’esito del tampone negativo, abbia interessato anche questa fascia d’età per buona parte della fase pandemica. Tra coloro che arrivavano via mare nel 2020/2021 e venivano messi in isolamento forzato vi erano anche i msna fino a ottobre 2021. Questo è avvenuto nonostante, come riporta Osservatorio, da più parti le associazioni e organizzazioni impegnate nella tutela dei minori avessero sottolineato che tale procedura andava contro quanto stabilito dalla legge Zampa su accoglienza e accompagnamento dei minori.
Sono state necessarie ben tre morti di msna sulle navi quarantena perché i tribunali di Palermo e Catania aprissero delle inchieste su tale prassi e arrivassero a interrompere una pratica diventata abitudinaria nonostante fosse palesemente lesiva dei diritti dei minori.
Il monitoraggio della legge Zampa da parte del Cespi sottolinea la distanza tra ciò che la legge prevede e l’effettiva messa in pratica della norma in tema di accoglienza e accompagnamento delle situazioni che questi minori presentano. L’impianto di verifica dell’Osservatorio coadiuvato dall’aiuto di Defence for children international Italia prende in esame per il proprio focus quattro regioni, Sicilia, Puglia, Liguria e Marche; mettendo alla luce una criticità non da poco nel sistema accoglienza e migrazione: l’alto numero di fughe tra i minori stranieri che arrivano in Italia.
E, soprattutto, il problema concreto e diffuso dell’apolidia di chi sbarca sul territorio nazionale. La mancanza di riconoscimento di una nazionalità comporta infatti tutta una serie di problematiche nella gestione dei diritti. Problematiche cui si affianca la mancata conoscenza del fenomeno degli apolidi da parte degli operatori che hanno a che fare con questi minori e che sono figure di riferimento importanti non solo per rendere coscienti i minori stessi ma per dare inizio il prima possibile alle procedure di riconoscimento prima della maggiore età. Accanto a questa seria difficoltà, il Cespi sottolinea come sia necessario creare dei meccanismi stretti di scambio tra le istituzioni coinvolte in questo riconoscimento.
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