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Ius soli sportivo anche nel calcio. Rete G2 intervista il presidente dell’Associazione italiana calciatori

È stata rinviata la sentenza della Uefa sulle frasi del presidente della Figc Tavecchio per le frasi razziste pronunciate il 25 luglio scorso. L’ispettore incaricato ha chiesto un supplemento di indagini, anche per ottenere la trascrizione e la traduzione in inglese di alcune prove documentali. Ieri però la Uefa ha dichiarato chiusa la fase istruttoria e non ha archiviato il caso, come invece aveva fatto la Federcalcio, ma ha formulato le richieste dell’accusa: una inibizione non inferiore a due mesi.

Intanto oggi è il presidente dell’Associazione italiana calciatori, Damiano Tommasi, a tornare sul caso in un’intervista rilasciata all’associazione Rete G2, composta da ragazzi di seconda generazione nati o cresciuti in Italia. «Siamo ancora fermi a trovare un simbolo, una campagna, a cercare uno slogan. Bisogna invece avere la volontà reale di combattere il razzismo», ha affermato Tommasi, che ha rilanciato anche la richiesta dell’introduzione dello ius soli sportivo anche nel calcio. Il provvedimento  già introdotto da altre Federazioni, come la Fidal, la Federpugilato e la Federazione Hockey, permetterebbe ai giocatori nati in Italia da genitori di origine straniera di non essere più soggetti ad alcuna discriminazione né a livello burocratico (nella presentazione dei documenti, ad esempio) né tanto meno ai fini dell’impiego nei vari campionati.

“Nell’ultimo Consiglio Federale – spiega Tommasi – abbiamo discusso di quali provvedimenti introdurre per incentivare l’utilizzo dei calciatori italiani nei settori giovanili in funzione della Nazionale. Credo che considerare sportivamente italiano chi è nato in Italia da genitori stranieri, e non ha ancora la cittadinanza, possa agevolare anche in questo senso. Significa motivare a fare sport un atleta, che poi sarà sicuramente incentivato a scegliere la nostra Nazionale, una volta che avrà acquisito il passaporto italiano. Questa idea – dice il presidente dell’Aic – deve essere vista nell’ottica di un salto culturale, chi è nato in Italia è italiano e la Federcalcio in questo senso deve fare un passo avanti”.

Leggi l’intervista integrale qui

http://www.secondegenerazioni.it/

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