L’Associazione di volontariato Naga ha condotto uno studio a Milano sui pazienti cronici privi di permesso di soggiorno per capire come la loro condizione giuridica infierisce sul loro diritto alle cure
di NAGA
La legge italiana riconosce il diritto alle cure come un diritto di tutti indipendentemente dallo status giuridico sul territorio. L’applicazione della norma è rimessa, però, alle singole Regioni che applicano la legge con modalità molto diverse e, spesso, il diritto alla salute resta solo sulla carta.
Con il nostro studio abbiamo voluto indagare la situazione a Milano e per una categoria di pazienti particolarmente vulnerabile: i pazienti cronici privi di permesso di soggiorno. A questo scopo da giugno 2017 a febbraio 2018, i medici volontari del Naga hanno somministrato a 90 pazienti stranieri irregolari affetti da patologia cronica non infettiva un questionario qualitativo.
«Nel corso della nostra indagine abbiamo incontrato pazienti con patologie croniche rilevanti che necessitano di terapie continuative, dall’asma al diabete, dall’epilessia alle psicosi croniche e alle cardiopatie, ma che vivono in un contesto abitativo, lavorativo, di status legale e di accesso alle cure che invece di tutelarli ne aumenta e ne aggrava la fragilità con gravi conseguenze sulle loro condizioni di salute», afferma il volontario del Naga il medico Guglielmo Meregalli che ha coordinato l’indagine.
«Solo per citare alcuni dati, per quanto riguarda il domicilio quasi il 20% del campione è senza fissa dimora o residente in insediamenti informali. L’80% non ha una fonte di reddito fissa. Il 62% dei pazienti non ha mai avuto contatti con strutture sanitarie. E queste sono alcune delle conseguenze: 14 pazienti ipertesi non hanno mai fatto un elettrocardiogramma; 12 asmatici non hanno mai eseguito una spirometria; 10 diabetici non controllano la glicemia da oltre 6 mesi; il 23% dei pazienti ipertesi ha valori pressori fuori controllo e nel 40% dei pazienti diabetici è stata riscontrata glicemia superiore ai 200 mg% (invece di 80-130 come previsto nel diabete mellito sotto controllo)», prosegue il volontario del Naga.
«Dalla nostra indagine emerge quindi la fotografia di una popolazione doppiamente svantaggiata: alla malattia cronica si aggiunge il disagio quotidiano dovuto alla mancata presa in carico della propria condizione patologica da parte del Sistema Sanitario Nazionale, con conseguenze negative sul decorso della patologia stessa. Il mancato accesso alle cure presso le strutture del SSN e la totale delega al volontariato rappresentano gravi carenze perché non garantiscono il godimento del diritto fondamentale alle cure che potrebbe essere invece facilmente tutelato prevedendo, per esempio, l’iscrizione al SSN anche per i cittadini stranieri irregolari e la conseguente assegnazione di un medico di base», conclude il dott. Meregalli.
«Ancora una volta ci troviamo a denunciare un quadro grave e, in questo caso, addirittura grottesco: tutti gli elementi analizzati dal nostro studio rendono evidente che i pazienti più fragili sono anche quelli meno tutelati e che vivono in situazioni peggiori», afferma Pietro Massarotto, presidente del Naga.
«È evidente che andrebbe completamente ripensato l’intero approccio al fenomeno migratorio. Un dato su tutti: il campione dell’indagine è in Italia da 9,6 anni e il 30% è in Italia da 15 o più anni fino ad un massimo di 31 anni: ciò dimostra chiaramente l’inefficacia del meccanismo di ingresso in Italia e soprattutto l’impossibilità di regolarizzarsi una volta sul territorio. Di fatto è la normativa stessa a creare irregolarità e, di conseguenza, violazioni di diritti fondamentali come l’accesso alle cure», prosegue il presidente del Naga.
«La narrazione delle migrazioni è però talmente distorta che sembra impossibile anche solo pensare soluzioni e un approccio diversi, che sono invece realizzabili, come: l’iscrizione al SSN dei cittadini irregolarmente presenti sul territorio nazionale; l’assegnazione di una quota di cittadini stranieri irregolari a ogni medico di medicina generale; il riconoscimento della residenza fittizia ai senza fissa dimora; il riconoscimento del permesso di soggiorno ai cittadini stranieri presenti sul territorio e affetti da patologia cronica; l’abolizione della procedura d’ingresso attraverso il decreto flussi; l’introduzione di un visto di ingresso per ricerca lavoro e di un meccanismo di regolarizzazione ordinaria dei cittadini stranieri già presenti sul territorio; l’introduzione del permesso di soggiorno europeo, di un permesso, cioè, rilasciato da ciascuno Stato, ma con validità in tutta la UE. Provvedimenti di questo tipo migliorerebbero le condizioni di vita dei cittadini stranieri e quindi quelle di tutti noi e permetterebbero finalmente di realizzare che l’immigrazione, in questi tempi di chiusura, paure e diffidenza, è un’opportunità e non una minaccia», conclude Massarotto.