Ancora una volta un gesto estremo per protestare contro le condizioni di trattenimento all’interno dei centri di identificazione ed espulsione. Questa volta ad essersi cucito le labbra è un uomo di origine tunisina, detenuto prima nel Cie di Ponte Galeria, alle porte di Roma e da due settimane trasferito in quello di Bari. Il trentenne ha dato inizio sette giorni fa a uno sciopero della fame e della sete, sfociato poi nel gesto ormai divenuto simbolo delle proteste all’interno dei centri. Dietro alla bocca cucita una detenzione considerata ingiusta e le inadeguate condizioni in cui la vita scorre dentro ai centri di identificazione ed espulsione. Da due giorni il giovane rifiuta le cure mediche nonostante sia stato portato nell’ospedale San Paolo di Bari; il collettivo antirazzista Rivoltiamo il Sud, in contatto con il protagonista della vicenda, spiega che il ragazzo accetterà di essere medicato solo una volta libero.
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