16 giugno, dibattito sull’immigrazione nel Mediterraneo. Centro Astalli: «L’unica maniera per combattere i trafficanti è proporre alternative legali»
C’è voluta l’ennesima strage, quella del 19 aprile con quasi mille morti, per riuscire a scuotere politici e istituzioni europee, fino alla formulazione di una nuova agenda europea sulle migrazioni che, tuttavia, man mano che l’onda emotiva si attenua, mostra i suoi evidenti limiti. Tutta da affrontare la questione più importante: come far arrivare i richiedenti asilo in Europa, in sicurezza, evitando i viaggi della morte. Molte proposte fantasiose sono state formulate nell’ottica di combattere i trafficanti: si è parlato di affondare, bombardare, respingere. Chi conosce la disperazione delle persone in viaggio, la loro determinazione nel cercare un approdo sicuro, sa bene che niente li fermerà. Se chiudiamo delle rotte, loro saranno costretti a viaggi con percorsi diversi e magari più pericolosi. L’unica maniera per combattere i trafficanti è proporre alternative legali, che i profughi possano incontrare e a cui possano accedere ad un certo punto del loro viaggio, prima di arrivare in Europa. Nel frattempo l’emergenza umanitaria continua. I viaggi proseguono e la triste lista dei naufragi si allunga.
Camillo Ripamonti
In occasione della Giornata mondiale del Rifugiato 2015, il Centro Astalli, in collaborazione con l’Università Gregoriana, organizza “L’approdo che non c’è“, dibattito sulle migrazioni con il giurista Stefano Rodotà e monsignor Giancarlo Perego, direttore generale Fondazione Migrantes. A moderare il giornalista Rai Giorgio Zanchini, conduttore di Radio Anch’io).
L’appuntamento è martedì 16 giugno, alle 18, presso l’aula magna dell’Università Gregoriana, in piazza della Pilotta 4, Roma.