Le cronache della scorsa settimana ci hanno riferito del numero massiccio di sbarchi di richiedenti asilo eritrei e in gran parte siriani nel Sud Italia. Negli ultimi due giorni invece i giornali locali di varie regioni italiane ci riportano il racconto dell’arrivo di questi stessi “profughi” in varie città italiane del centro e nord Italia, con il corollario di polemiche e strumentalizzazioni politiche.
Il ministero dell’Interno ha infatti deciso, con una circolare del 19 marzo scorso, di distribuire nel territorio nazionale i 2300 richiedenti asilo dando incarico alle Prefetture della gestione nelle varie regioni e province.
Una misura che viene contestata dall’Asgi (Associazione per gli Studi giuridici sull’immigrazione). La necessità di arrivare ad un nuovo sistema nazionale di accoglienza era stato già espresso sia da Asgi che dall’Unhcr, le quali hanno formulato delle proposte dettagliate per l’attuazione della Direttiva 2013/33/UE (direttiva accoglienza rifusa) attualmente in discussione alla Commissione Politiche europee della Camera dei Deputati.
A gennaio scorso c’era stato un annuncio sull’allargamento dei posti disponibili nel sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) che sarebbero arrivati fino a 20.000 grazie alla nuova rete nazionale di accoglienza incentrata sugli enti locali. Il ministero dell’Interno però ha fatto sapere che non ci sono coperture economiche per questo nuovo programma partito il 1° febbraio 2014.
«Nessuna delle sistemazioni alberghiere cui si sta dando attualmente corso, sarebbe stata necessaria se i posti del sistema di protezione, fossero stati prontamente attivati», sostiene Asgi nella nota di ieri, 24 marzo.
La denuncia viene ripresa oggi anche dal Centro Astalli: «Invece di assicurare l’immediata operatività dei posti di accoglienza diffusa che garantiscono standard adeguati di protezione per i richiedenti asilo e contenimento della spesa pubblica, si costruisce l’ennesimo sistema di intervento parallelo facendo ricorso ad ospitalità alberghiere con evidente danno erariale, rallentamento dei tempi della procedura di esame delle domande di asilo ed abbassamento degli standard di tutela», afferma padre La Manna, presidente del Centro.
Ancora norme transitorie e circolari ad hoc che non fanno uscire la gestione dell’accoglienza dalle logiche dell’emergenza a 7 mesi dalla tragedia di Lampedusa e a tre anni dall’inizio del conflitto siriano.
Di seguito i link per consultare la rassegna stampa completa delle cronache sull’accoglienza dei profughi del 24.03.2014 e del 25.03.2014.
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