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Le interviste a rifugiati. Positivo confronto con i colleghi de La Stampa

Positiva e pronta risposta de La Stampa e del suo direttore Mario Calabresi, alle sollecitazioni di Carta di Roma e UNHCR  per la non riconoscibilità di un rifugiato eritreo in un’ intervista e in un video realizzati dal collega Niccolò Zancan.

Senza niente togliere alla qualità dell’articolo che aveva il merito, oltretutto, di tenere alta l’attenzione del pubblico sulle storie dei sopravvissuti alla tragedia di Lampedusa, la foto e la totale riconoscibilità del rifugiato rischiavano – anche a detta del ragazzo stesso – di mettere a rischio l’incolumità sua e della famiglia.

La maggioranza degli eritrei sopravvissuti al naufragio di Lampedusa del 3 ottobre-  fuggono per sottrarsi ad un servizio militare obbligatorio sine die. E’ capitato spessissimo che il governo di quel Paese abbia messo in atto durissime rappresaglie contro le famiglie di chi era fuggito. E’ per questo che tra le raccomandazioni esplicite di Carta di Roma ai giornalisti c’è proprio questa: evitare di rendere riconoscibili i potenziali rifugiati.

Nonostante il rilascio di una liberatoria o l’assenso dell’intervistato, in questi casi è comunque opportuno oscurare il volto degli intervistati e non diffondere le generalità complete, così da tutelarne la sicurezza.

Indicazioni concrete per lavorare in modo più consapevole in redazione e sul campo. Carta di Roma intende così sostenere i colleghi per un giornalismo etico e di qualità, esattamente con lo spirito di collaborazione che in questa occasione è stato manifestato dalla direzione e dai giornalisti de La Stampa.

 

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