A cura di Matteo Villa per ISPI
Sbarchi quintuplicati in due anni, naufragi a poche miglia dalle coste italiane, tentativi di speronamento da parte della Guardia costiera libica. Le notizie che arrivano in questi giorni dal Mediterraneo centrale lo fanno sempre più assomigliare a una zona di guerra.
E, come in tutte le guerre, la percezione può più della realtà. Quanto c’è di vero nella narrazione che racconta l’Italia come “inondata” dagli sbarchi da Tunisia e Libia? Quanto ha contato Covid-19 sull’aumento delle partenze? L’Italia è lasciata sola dall’Europa?
Per rispondere a queste e altre domande ISPI ripropone il suo Fact Checking annuale sulle migrazioni, che si arricchisce di riflessioni su flussi irregolari, presenze in Italia e risposte di policy italiane ed europee.
Sbarchi: è di nuovo emergenza?
Non c’è dubbio che gli sbarchi in Italia siano aumentati rispetto ai minimi del 2019, e che dopo la prima ondata della pandemia questo aumento abbia conosciuto un’ulteriore accelerazione. Siamo passati dai circa 11.000 sbarchi l’anno della metà del 2019 a circa 45.000 persone sbarcate nel corso degli ultimi 12 mesi. Ma una prima domanda da porsi è se gli sbarchi siano ancora in aumento rispetto ai numeri attuali: al momento diversi indicatori fanno pensare, al contrario, che i numeri si stiano stabilizzando intorno ai 50.000 l’anno.
Una seconda domanda da porsi è: cosa significa che gli sbarchi si stiano avvicinando alla soglia delle 50.000 persone l’anno? Si tratta di qualcosa di inaudito? La risposta è no: già nel 2011, nel corso delle Primavere arabe e in particolare della Rivoluzione tunisina, circa 60.000 persone sbarcarono sulle coste italiane. E nel periodo 2014- 2017 si registrarono tra i 110.000 e i 180.000 sbarchi l’anno. Insomma, malgrado la pandemia abbia aggravato le condizioni nei paesi di partenza e contribuito a un rapido aumento degli sbarchi, siamo ancora molto lontani dal periodo degli “alti sbarchi” in Italia.
Il sistema d’accoglienza italiano è sotto pressione?
A fine maggio, il sistema di accoglienza italiano ha fatto registrare il primo aumento nel numero di migranti presenti nelle sue strutture da quasi quattro anni a questa parte. Ma la situazione nelle strutture di accoglienza italiane è lontanissima dal numero massimo di migranti accolti, fatto registrare a ottobre 2017: allora erano 191.000, oggi sono 76.000 (-60%).
C’è tuttavia da notare che, anche se il sistema di accoglienza italiano ha dimostrato di saper gestire numeri ampiamente più elevati di quelli odierni, ancora oggi circa due migranti su tre sono ospitati nei CAS, i centri di accoglienza straordinaria pensati più per far fronte all’arrivo di grandi numeri che per gestire l’accoglienza ordinaria. Il sistema dell’accoglienza diffusa, con piccoli numeri e progetti d’integrazione più mirati ai loro ospiti (e che nel tempo ha cambiato nome diverse volte, da SPRAR a SIPROIMI a SAI), accoglie solo circa 25.000 persone sulle 76.000 presenti.
L’aumento degli sbarchi c’entra con l’attività delle Ong?
Negli anni si sono accumulate le evidenze in favore delle ipotesi che l’arrivo di imbarcazioni delle Ong di fronte alle coste libiche non incide in misura significativa sul numero di migranti che partono da quelle coste. A maggior ragione, dunque, le Ong non dovrebbero avere molto a che vedere con il numero di sbarchi in Italia, dal momento che a raggiungere l’Italia non è solo chi parte dalla Libia, ma anche chi si imbarca da Tunisia, Algeria, Egitto, e persino Grecia o Turchia.
A dimostrazione di ciò, si consideri quanto accaduto tra il 2018 e oggi, rappresentato nel grafico qui sopra. Nel periodo della “gestione Salvini” del Ministero dell’Interno sono sbarcati in media circa 1.000 migranti ogni mese. Nel periodo della “gestione Lamorgese” gli sbarchi mensili sono quasi triplicati, arrivando a 2.600. Eppure, il ruolo delle Ong ha continuato a rimanere molto marginale, inferiore al 15% del totale degli sbarchi. Significa che quasi 9 migranti su 10 raggiungono le coste italiane senza l’aiuto delle imbarcazioni delle Ong e che, quindi, anche senza Ong in mare queste persone sarebbero arrivate lo stesso in Italia.
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Foto in evidenza di OIM