È in quelle periferie che oggi si gioca una partita cruciale per il nostro futuro.
È necessario preparare il territorio ad accogliere. Per farlo bisogna creare occasioni di conoscenza, incontro e scambio tra cittadini e tra coloro che giungono in cerca di protezione perché in fuga da guerre e persecuzioni.
Padre Camillo Ripamonti presidente del Centro Astalli commenta così le ultime vicende: «È necessario pensare ad un’accoglienza che coinvolga tutta la città. Le periferie geografiche non possono e non devono diventare periferie umane. La realtà di questi giorni ci mostra come luoghi che potenzialmente sono laboratori di integrazione, in cui sperimentare forme nuove di convivenza, in cui provare a disegnare una città nuova a misura di tutti, se non adeguatamente supportate diventano polveriere pronte ad esplodere».
«Infine – conclude Ripamonti – il Centro Astalli crede che lavorando sulla conoscenza dei rifugiati e dei migranti si possa infliggere un duro colpo ai pregiudizi e alla paura di chi appare diverso e lontano. Il dialogo interculturale e interreligioso sono vie da percorrere insieme per renderci una città migliore».
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