L’europarlamentare Madgi Allam è tornato ieri 7 luglio 2013 a parlare dalle pagine de Il Giornale della Carta di Roma in modo inesatto e fuorviante. Ripubblichiamo quindi la lettera aperta inviata il 3 giugno scorso a Il Giornale da FNSI e CNOG:
Non è per nulla ideologica – come ritiene invece Magdi Cristiano Allam, su “il Giornale” di oggi – la scelta dell’Ordine e del Sindacato dei giornalisti di dotarsi dal 2008 di un codice deontologico che consenta di evitare il rischio del razzismo nel raccontare le storie dei migranti. La Carta di Roma nasce piuttosto in risposta ai molti concreti casi di cronaca in cui l’informazione aveva fatto da megafono a speculazioni politico-mediatiche sui temi dell’immigrazione. Decisiva fu la strage di Erba: Allam ricorderà con quanto conformismo xenofobo parte del giornalismo italiano si lanciò compattamente, subito dopo la scoperta dei quattro omicidi, alla caccia di Azouz Marzuk, l’immigrato nordafricano (marito di una delle vittime) accusato del massacro del quale si rivelarono invece responsabili i vicini italiani Olindo e Rosa. Nel varare la Carta di Roma, Ordine e Federazione della Stampa non hanno chiesto ai giornalisti un trattamento “di favore” per gli immigrati, ma hanno sollecitato i colleghi ad attenersi a quel “rispetto della verità sostanziale dei fatti” che è alla base della legge professionale. Un reato deve essere trattato con la stessa evidenza giornalistica, indipendentemente dal fatto che a commetterlo sia un italiano o un immigrato (e invece troppo spesso gli stranieri patiscono una attenzione ben maggiore, con conseguenti effetti negativi sull’opinione pubblica). E il termine “clandestino”, al quale Allam è così affezionato (e che invece Ansa e AdnKronos, con apprezzabilissima sensibilità deontologica, hanno scelto di non utilizzare), spesso è usato a sproposito, quando invece correttamente si dovrebbe parlare di “rifugiato”, o di “richiedente asilo”; o semplicemente di “migrante irregolare”, come la Carta di Roma propone in alternativa alla parola “clandestino”. Conforta che il percorso di responsabilità professionale e civile nell’uso delle parole intrapreso da Ordine e Fnsi incontri un sempre maggiore consenso tra i colleghi, in Italia e non solo. Da eurodeputato, Allam potrà agevolmente verificare che, negli organismi del giornalismo internazionale, la Carta di Roma è considerata una esperienza-guida in materia di deontologia. Giancarlo Ghirra (Segretario Generale Ordine dei Giornalisti) Giovanni Rossi (Presidente della Fnsi, Federazione Nazionale Stampa Italiana) Roma, 3 giugno 2013
Non è per nulla ideologica – come ritiene invece Magdi Cristiano Allam, su “il Giornale” di oggi – la scelta dell’Ordine e del Sindacato dei giornalisti di dotarsi dal 2008 di un codice deontologico che consenta di evitare il rischio del razzismo nel raccontare le storie dei migranti. La Carta di Roma nasce piuttosto in risposta ai molti concreti casi di cronaca in cui l’informazione aveva fatto da megafono a speculazioni politico-mediatiche sui temi dell’immigrazione. Decisiva fu la strage di Erba: Allam ricorderà con quanto conformismo xenofobo parte del giornalismo italiano si lanciò compattamente, subito dopo la scoperta dei quattro omicidi, alla caccia di Azouz Marzuk, l’immigrato nordafricano (marito di una delle vittime) accusato del massacro del quale si rivelarono invece responsabili i vicini italiani Olindo e Rosa. Nel varare la Carta di Roma, Ordine e Federazione della Stampa non hanno chiesto ai giornalisti un trattamento “di favore” per gli immigrati, ma hanno sollecitato i colleghi ad attenersi a quel “rispetto della verità sostanziale dei fatti” che è alla base della legge professionale. Un reato deve essere trattato con la stessa evidenza giornalistica, indipendentemente dal fatto che a commetterlo sia un italiano o un immigrato (e invece troppo spesso gli stranieri patiscono una attenzione ben maggiore, con conseguenti effetti negativi sull’opinione pubblica). E il termine “clandestino”, al quale Allam è così affezionato (e che invece Ansa e AdnKronos, con apprezzabilissima sensibilità deontologica, hanno scelto di non utilizzare), spesso è usato a sproposito, quando invece correttamente si dovrebbe parlare di “rifugiato”, o di “richiedente asilo”; o semplicemente di “migrante irregolare”, come la Carta di Roma propone in alternativa alla parola “clandestino”.
Conforta che il percorso di responsabilità professionale e civile nell’uso delle parole intrapreso da Ordine e Fnsi incontri un sempre maggiore consenso tra i colleghi, in Italia e non solo. Da eurodeputato, Allam potrà agevolmente verificare che, negli organismi del giornalismo internazionale, la Carta di Roma è considerata una esperienza-guida in materia di deontologia.
Giancarlo Ghirra (Segretario Generale Ordine dei Giornalisti)
Giovanni Rossi (Presidente della Fnsi, Federazione Nazionale Stampa Italiana)
Roma, 3 giugno 2013
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