Di Paola Barretta
È stato presentato ieri, martedì 17 ottobre, a Roma, il XXXII Rapporto Immigrazione 2023, promosso da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. Lo slogan di quest’anno è: “Liberi di scegliere se migrare o restare”.
Il rapporto si sviluppa fornendo il quadro complessivo delle migrazioni in Italia, sia dal punto di vista delle presenze, sia della percezione, sia infine della comunicazione mediatica. I dati indicano la presenza di 5.050.257 cittadini stranieri residenti in Italia, in lieve aumento rispetto ai dati definitivi riferiti all’anno precedente (5.030.716), in maggioranza nel Nord Italia (59,1% dei residenti totali). “Quanto alle principali nazionalità, oltre alla consolidata prima posizione dei cittadini rumeni, e alle successive seconda e terza dei cittadini marocchini e albanesi (che si attestano all’8,4% e all’8,3% del totale), notiamo sempre più un avvicendamento delle provenienze asiatiche (del Sud Est, in particolare): quelle di più storica presenza (come Cina e Filippine) sono in decremento, mentre quelle di più recente arrivo (come Bangladesh e Pakistan) stanno consolidando il loro percorso migratorio in Italia. Secondo i dati forniti nel Rapporto i nuovi nati stranieri dal 2012 al 2021 sono diminuiti del 28,7%, passando da quasi 80 mila a meno di 57 mila: è ormai da un decennio che il numero di nuovi nati stranieri diminuisce costantemente e sempre più (-5% negli ultimi due anni).
Nella sezione relativa alla comunicazione, si evidenziano alcuni elementi costanti e ricorrenti presenti nel discorso mediatico delle migrazioni. I rapporti annuali dell’Associazione Carta di Roma individuano, proprio come narrazione ricorrente, quello dell’emergenza permanente: un filo conduttore che percorre l’intero arco temporale, costruendo una cornice immaginifica di “crisi infinita”, endemica, che muta nel tempo ma che si ripete con gli stessi slogan, sull’onda dei principali eventi accaduti nelle diverse stagioni.
Negli anni si ripetono parole come «emergenza», «muro», «allarme», «sicurezza», «crisi», «minaccia» e «invasione». Le ripetizioni nel corso degli anni sono elevate: «emergenza» compare nei titoli 1.159 volte, «muro» 932 volte, «allarme» 911 volte, «sicurezza» 840 volte, «invasione» 421 volte. La parola «aiuto» solo 21 volte in dieci anni di titoli , la parola «solidarietà» 53 volte.
Un lessico che permane nel corso del tempo e che evoca comunque una condizione di eccezionalità, l’emergenza appunto, “sia formulata in chiave ‘positiva’ per scuotere coscienze o stimolare gli sforzi di accoglienza e protezione umanitaria oppure in chiave ‘negativa’ per promuovere politiche di contenimento dei flussi migratori, alimentando paure e insicurezza”.
Nel corso del 2022, si assiste a un significativo cambio di registro nella comunicazione e nel racconto del dramma delle persone ucraine in fuga dalla guerra. La parola dell’anno, tra quelle relative alle migrazioni, è «ucraini», in riferimento ai rifugiati ucraini in fuga dalla guerra.
Una crisi caratterizzata da una rapida apertura delle frontiere europee, dall’organizzazione dell’accoglienza e da un racconto mediatico improntato sulla moderazione, e sui valori etici di unità europea, senza agitare allarmismi e sentimenti di alterità (come invece accade per persone che provengono da altri contesti). Una narrazione fortemente emozionale, solidale, ed empatica, che ha accompagnato lettori e telespettatori “nei luoghi di origine dei rifugiati, tra le case abbandonate e distrutte, tra gli orrori della guerra. Ha reso tangibile l’angoscia della popolazione ucraina nell’attesa degli attacchi russi, la disperazione di vedere la propria vita sconvolta, ma anche il coraggio e la determinazione di opporsi all’aggressione”.
Una sintesi del rapporto è disponibile qui https://www.caritas.it/presentazione-del-xxxii-rapporto-immigrazione/
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